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Ecco come Telecom e Vodafone rimbrottano Letta e Zanonato

Banda larga

L’Italia continua ad accumulare ritardo, dal punto di vista normativo, culturale e di sviluppo delle infrastrutture. Questo il quadro che emerge dal Rapporto su Reti & Servizi di Nuova Generazione 2013, realizzato da  I-Com (Istituto per la Competitività) e presentato oggi. Nella realizzazione dello studio, I-Com ha potuto contare sulla collaborazione dei partner del progetto: Alcatel-Lucent, Ericsson, Ing Direct, Rai Way, Telecom Italia e Vodafone.

LA CLASSIFICA TRA STATI

L’indicatore sintetico delle performance dei diversi paesi europei in fatto di sviluppo della Banda Larga, l’I-Com Broadband Index (IBI) 2013, colloca il nostro Paese al terz’ultimo posto, con un punteggio pari a circa la metà rispetto alla Svezia, paese leader della classifica.

Ritardo anche sull’utilizzo della rete. Se, infatti, solo poco più della metà degli italiani accede regolarmente ad internet (la media UE è 70%), è nell’ e-commerce che l’Italia mostra le debolezze più sorprendenti: è terzultima con il 17%, contro una media UE del 44%.

I DATI ITALIANI

Un quadro a tinte fosche, dunque, rischiarato da un unico dato incoraggiante per il nostro Paese. Quello relativo alle connessioni broadband sul segmento mobile, il cui tasso di penetrazione risulta superiore alla media europea (14,3% rispetto al 9% UE), assegnandoci un più che dignitoso 6° posto.

I NUMERI DEL RITARDO

Il deludente piazzamento nell’indice IBI 2013 è il risultato di dati quali:

· penetrazione della broadband fissa: l’Italia è solo quartultima con un tasso del 55% contro una media UE del 72%;

· velocità: l’Italia è ultima con solo lo 0,1% delle connessioni a 30Mbps (14% media UE);

· fibra ottica: il 2% delle connessioni usa questa tecnologia. La posizione di vantaggio acquisita nei primi anni 2.000 si sta riducendo, a favore di Paesi che hanno maggiormente investito nel settore, come la Francia (6,8 milioni di abitazioni collegate contro i 2,6 dell’Italia).

CONFRONTO FRA PAESI

L’IBI 2013 conferma che i paesi scandinavi sono i più avanzati, con SveziaFinlandia Danimarca ai primi tre posti. Velocità di connessione, copertura delle reti in fibra e incremento del Mobile broadband sono i fattori chiave di questa leadership.

Singolare la collocazione della Germania (20° posto), che sconta la scarsa diffusione della fibra ottica. Mentre la Spagna (quint’ultima) perde 11 posizioni a causa del mancato sviluppo della Banda Larga, Bulgaria (9°) e Romania (16°), che registrano un trend opposto.

IL COMMENTO DEL PROF. DA EMPOLI

“I paesi europei – anche quelli di più recente ingresso nell’Unione – stanno dimostrando segnali di forte adesione e avvicinamento agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, che dovrebbero consentire all’Europa di tenere il passo della competizione globale. Occorre prendere atto che negli ultimi tre anni, mentre la politica pensava ad altro, l’Italia  è stata ampiamente distanziata dalla quasi totalità dei Paesi dell’Est Europa e si appresta ad essere superata nell’accesso al broadband, l’indicatore più importante da noi rilevato, perfino da Bulgaria e Romania. Le uniche note di speranza vengono in questo momento dagli operatori TELCO, che recentemente hanno annunciato per i  prossimi anni un’accelerazione significativa degli investimenti nelle reti italiane, che hanno comunque tenuto nonostante la crisi nel recente passato. La nostra speranza è che le istituzioni sfruttino questi segnali positivi per alimentare un circolo virtuoso. In questo spirito, per farci spiegare come interagiscano gli attori del sistema nel Paese europeo leader, abbiamo invitato il Ministro svedese Ewa Björling. Speriamo che le istituzioni italiane ascoltino il messaggio con attenzione. Dimostrando di essere davvero interessate al tema e soprattutto agli aspetti che contano”, commenta Stefano da Empoli, Presidente di I-Com.

CONFRONTO STATO-AZIENDE

Il Rapporto I-Com mette a fuoco, in effetti, un trend anti-ciclico degli investimenti delle  maggiori aziende di telecomunicazioni italiane, rispetto alla crisi economica in atto e al calo dei ricavi.

Complessivamente – tra il 2008 e il 2012 – i 5 operatori nazionali hanno investito 35 miliardi di euro in reti e servizi di nuova generazione, con una media annua di 7 miliardi. Nello stesso quinquennio, l’incidenza degli investimenti sul totale dei ricavi è salita dal 14,5% al 16,7% (incremento di 2 punti percentuali).

Nel 2012, gli investimenti in beni materiali (infrastrutturazione e sviluppo reti) hanno rappresentato il 60% del totale, pari a circa 4 miliardi di euro e in aumento del 7% rispetto al 2011.



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