Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Euro? Game over!

Maastricht ha tentato d’imporre a prescindere che l’assioma “one market, one money” fosse indispensabile per ricreare nuovi equilibri venuti meno dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ma l’inevitabile severa verifica del tempo ha fatto inequivocabilmente capire che nella realtà era solamente utopia.

One market” sarebbe dovuto significare la creazione di vero mercato unico, dove i Paesi partecipanti si sarebbero adoperati per una rapida integrazione che rimuovesse tutte le barriere fiscali, normative, legislative, giuridiche, economiche, del lavoro, del capitale e non il mantenimento di roccaforti che impedissero nella pratica l’effettiva libera circolazione di beni e servizi.

Non riuscirò mai a capire come in questi ultimi 22 anni che ci separano da Maastricht, nessun organo istituzionale dell’Unione Europea abbia mai sentito l’esigenza di uniformare, per stessi settori merceologici, le aliquote IVA, elementare conditio essenziale per velocizzare e massimizzare l’integrazione degli scambi. Credo a ragione che, tabelle alla mano, l’esercito di esperti e funzionari a disposizione fra Bruxelles, Francoforte e Strasburgo non avrebbero impegnato più di qualche settimana di lavoro!

Ma forse non era quello che si voleva nella realtà realizzare, come d’altronde non era l’attuale euro la moneta unica che si è voluta far credere ai cittadini sin dall’inizio di questo progetto. Spieghiamoci meglio. L’idea di creare un mercato unico con una moneta unica è teoricamente una decisione razionale, ma affinché si plasmino indissolubilmente è necessario che ci sia immediatamente, o in tempi ragionevolmente brevi, una completa unione politica e fiscale che ne supporti e corregga le inevitabili asimmetrie, determinate dalle differenze fra economie provenienti da precedenti percorsi.

Affidare invece questo compito esclusivamente alla frettolosa creazione di una “one money”, senza realizzare contestualmente nessuna integrazione neanche in prospettiva, è invece stata una grossolana contraddizione con l’effetto paradossale di aumentare le asimmetrie stesse! Pertanto un mercato che si è palesemente rivelato non unico e più assimilabile a una vera e propria farsa, supportato da una moneta ugualmente non unica, ma a immagine e somiglianza del marco tedesco e regolata con le sue stesse liturgie, non ha realizzato l’iniziale assioma citato, ma soltanto peggiorando drammaticamente le situazioni economiche pre-unione monetaria.

L’accanimento con cui si è voluto ostinatamente tenere in vita un progetto politico, relegando esclusivamente alla rigidità delle regole la speranza di sopravvivenza, ha sempre più fatto emergere l’insostenibilità di dotare un Continente con una stessa moneta. L’euro, che allo stato dei fatti è solo ed esclusivamente un rigidissimo regime di cambi fissi, sta ormai condizionando oltre ogni modo le economie europee e i rispettivi governi e la Commissione UE ben consci di questo, hanno sempre più trasferito a meccanismi automatici il tentativo di un suo mantenimento.

Fiscal Compact, MES, Unione bancaria, tutti accordi rigidissimi concepiti al capezzale di un malato terminale nella presunzione dogmatica di far adeguare le economie reali ad una moneta e non la moneta alle esigenze delle economie. Il tutto senza il contributo essenziale e irrinunciabile dei cittadini nei processi decisionali, essendo da tempo le rispettive politiche nazionali estraniate da qualsiasi ruolo nelle scelte della Commissione Europea, con i Parlamenti dei Paesi membri chiamati a ratificare, se non a giochi fatti, le alchimie e le imposizioni dei colletti bianchi.

Ma la democrazia ha delle regole universali IMPRESCINDIBILI e NON NEGOZIABILI! A chi fanno riferimento e a chi rispondono questi signori che si sono subdolamente impossessati dei destini d’Europa senza nessuna investitura derivante da suffragio universale? Hanno preferito adottare un modello economico di supporto che non ha riscontri nella letteratura economica, che impone essenzialmente i pareggi di bilancio e la riduzione pianificata della riduzione dei surplus dei debiti pubblici oltre l’eccedenza dell’aleatorio parametro del 60% rispetto al PIL, come presupposto per la crescita e non perseguire il consolidato ricorso, ad esempio, a politiche espansive senza l’ottusa unica via dell’austerità. Modello preferito per garantire non la massima occupazione, ma esclusivamente la stabilità dei prezzi, cioè del contenimento dell’inflazione, imposto a tutela e riscatto della Germania ancora ostaggio dei fantasmi del passato, con l’effetto inoltre di aver dato vita a un sistema perverso dove l’euro non è una moneta ma un terribile metodo di governo.

Pertanto, anche se i sempre numerosissimi economisti addomesticati di “regime” osannati dalla maggioranza dei media, sostengano a spada tratta l’irreversibilità dell’euro, negando goffamente anche l’evidenza, si arriverà presto a una sua rovinosa implosione perché non è possibile, la Storia ce ne dà ampiamente atto, calpestare e ignorare i diritti democratici fondamentali dei cittadini. Anche qui è più che lecito domandarsi: tutte queste persone se non supportassero in modo così sfacciatamente partigiano le teorie bizzarre pro-euro traendone poi immancabili benefici personali, come trarrebbero il loro sostentamento?

La nostra Carta Costituzionale ci impone all’art.11 precisi limiti alla cessione di porzioni di Sovranità: i nostri rappresentanti politici e Istituzionali sono OBBLIGATI al suo rispetto e fin tanto in Europa non si ristabilisce il collegamento interrotto fra poteri decisionali e cittadini, sono da considerare anche loro complici in quanto lasciano esclusivamente ai mercati la certificazione delle scelte economiche e non al giudizio popolare.

Per poter salvare l’Europa dobbiamo liberarci del suo principale ostacolo, cioè dell’euro, e le classi politiche europee, in primis quella italiana, dovranno prendere atto della realtà in cui siamo precipitati, altrimenti nel prossimo maggio saranno travolti dalla corretta protesta dei cittadini. Gli italiani e gli europei non si lasceranno scappare l’ultima occasione per riprendersi i loro sacrosanti e inalienabili diritti, delegando finalmente persone che sappiano fare i loro effettivi interessi e quelli del tessuto industriale e non esclusivamente invece quelli delle lobby finanziarie che hanno letteralmente svenduto non solo le economie in nome di un liberismo esasperato e senza regole, ma soprattutto le dignità di interi popoli.

Preparatevi, perché il conto alla rovescia per il game over dell’euro è iniziato!

Questo articolo lo dedico a tutti gli uomini e donne libere del mio Paese e dell’Europa e a quelli che combattono lo stesso ideale non sottraendosi agli immancabili rischi derivanti dall’esprimere liberamente il proprio pensiero. Grazie Alberto, grazie Claudio!

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter