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Caro Hollande, sulla politica estera ci vuole coraggio

Il continente africano rappresenta da più di un secolo la vera sfida post coloniale francese. Tutte le campagne militari hanno per ideale il valoroso affermarsi della Legione e della Marina Militare, una grandeur mai sopita dai conflitti e dalle contraddizioni geopolitiche della realpolitik alla francese, tutta incentrata sul mantenimento degli avamposti economico culturali, dai confini interni incerti. L’importante è una proiezione continua di riferimento per le negoziazioni sui tavoli che contano e su quelli scartati dagli altri. Il paradosso della politica estera europea viene cavalcato da Parigi alla perfezione, giocando d’anticipo, persino riguardo l’Onu e l’Ocse.

UN CASO ONU O DELLA FRANCIA?

Il posizionamento commerciale ed economico africano però andrebbe difeso meglio, in questo i cugini corsi hanno ragione. I porti e la rete primaria di approvvigionamento delle multinazionali alimentari europee possono essere messe a serio rischio, e in quanto tale va contenuto e difeso strenuamente insieme.
Ora, il problema è che la Francia si è esposta in Mali per ragioni militari e nel Centro Africa per evitare un genocidio quasi certo. Chiedendo un intervento economico europeo a supporto della campagna però, l’ha esposta ad una derisione seria e ad un ridimensionamento politico in seno alla Comunità. Se il fine degli interventi è umanitario e militare è un problema dell’Onu o della Francia?

GLI INTERESSI EUROPEI

In questa panoramica si pongono degli interrogativi seri di fronte alla crisi europea.
In primis il problema strategico degli interessi economici europei in Africa, che devono essere supportati da tutti gli Stati. Qualcuno a nord potrebbe obiettare che si tratti di una esposizione commerciale ed economica della vecchia Europa del Mediterraneo e che non rientri tra le priorità del programma di riavvicinamento e partenariato. Un’ottima occasione per poterla riorganizzare durante il 2014, oppure ci dovremmo rassegnare all’incertezza dei mercati e delle materie prime nel medio lungo termine, così come da anni i centri studi strategici di maggior rilievo a Bruxelles ci propinano.

LA VISIONE DI SARKOZY E QUELLA DI HOLLANDE
La proiezione a Sud della Francia rappresenta lo stesso piano geopolitico debole dell’impianto europeo. La visione di Sarkozy, geniale e storicamente ineccepibile, è stata stroncata sul nascere con un’altra ingenuità, quella di far indebolire l’Italia e la Spagna dal punto di vista politico nel momento di maggior bisogno di integrazione.
Hollande sta cadendo nella stessa trappola alla berlinese, denari e mancate riforme sociali ed economiche interne da supplire con la sopravvivenza esterna, il silenzio…
Gli stessi errori di valutazione nel Medio Oriente e nel Nord Africa nascondono una insofferenza della diplomazia e dell’apparato militare ai dettami al metro quadro europei.

LA STRATEGIA DA RISCOPRIRE
La Francia dovrebbe riscoprire e giocare una visione sacrosanta e strategica con l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Svizzera, quella dell’inquadramento di una politica europea realistica incentrata sulle opportunità economiche e commerciali dettati dalla sfida alle risorse naturali e di mercato dell’Africa e del Medio Oriente congiuntamente al piano di libero scambio transatlantico, ripartendo da quello del Mediterraneo.
Un decimo del pianeta il valore demografico netto, potenziale di circa un terzo se si considerano le interdipendenze tra mercati europei e quelli nord e sudamericani, Russia e Transcaucasica, escludendo l’Asia e l’Estremo Oriente.
Chiunque abbia un minimo di conoscenze storiche sa che senza le reti bancarie e finanziarie medievali del Mediterraneo non vi sarebbe nata un’idea di Europa e di economie di stato. Gli stessi interessi di Francoforte sono fondati su tali premesse.

LO IUS PUBBLICUM EUROPEUM
Abbiamo competenze e conoscenze per poter eventualmente costruire una moneta alternativa, chiamandola come vogliamo, ducato, scudo, franco, lira o napoleone, basta che si sganci dal marco e dai suoi limiti storici ed economici dal piano Funk e dalla visione di Schmitt sullo Ius Pubblicum Europeum e le sue conseguenze politiche.
L’istituzione di una Borsa del Mediterraneo che inglobi tutti i capitali delle borse dei paesi rivieraschi e degli alleati potrebbe creare quel polo di attrazione e indirizzo della storia che solamente i rivoluzionari hanno posseduto, nelle tasche non di sicuro.
Basta con le borse nazionali e i mercati azionari da botteguccia, apriamoci al Mondo.

CORAGGIO, HOLLANDE
Allora Hollande, si prenda di coraggio, metta in gioco l’euro e questa impostazione d’Europa che metterà in ginocchio la stessa Francia prima che sia troppo tardi.
Si riaprano i trattati, si ridiscutino tutti i vincoli e si valutino le minacce e le opportunità, si ricalchi la storia delle visioni e non quella delle illusioni, si ripropongano le sfide tra uomini e idee e non si affrontino rivalse e contese tra confini e identità, causate dalle idee coloniali di fine ottocento ma che adesso si rivelano un boomerang storico.
La stessa impostazione dell’Europa e del Mediterraneo, incluso la Turchia, è stata gestita portando il peso diplomatico dei trattati di Vienna, Parigi, Londra e Yalta.
Tra sconfitti e vinti non c’èmai stata differenza, i vincitori sono sempre stati potenziali e mai indipendenti del tutto, dalle idee, dagli uomini visionari e dalla Storia, Roma dixit.

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