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Il serial killer evaso e l’implacabile senno del poi

Pubblichiamo il commento di Federico Guiglia uscito su l’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi

Il permesso-premio, lo dice la parola stessa, è un beneficio che la legge riconosce a un detenuto-modello o meritorio. Sarà la solita inchiesta, che sempre si apre il giorno dopo con l’implacabile e impotente senno del poi, a stabilire sulla base di quale criterio a Bartolomeo Gagliano, colpevole di tre omicidi, un tentato omicidio, estorsione, rapina e autore di cinque fughe dalle patrie galere, “meritasse”, appunto, di lasciare il carcere di Marassi per tornare alla casa della madre per due giorni. E per poi scappare, ancora una volta. E ancora minacciando con la pistola un ignaro automobilista, costretto a dargli l’ultimo passaggio verso la libertà.

LE PAROLE DEL DIRETTORE DEL CARCERE

“Non sapevamo di quei precedenti penali, per noi era un rapinatore”, ha già detto il direttore del carcere, aggiungendo così, al pericolo del pluri-assassino evaso, la beffa di un sistema giudiziario e penitenziario dove neppure le informazioni più elementari vengono condivise. E dove, perciò, sarà difficile individuare non già il colpevole “on the road”, cioè questo serial-killer in autostop per le strade d’Italia, ma il o i colpevoli d’aver autorizzato tale e violento uomo di cinquantacinque anni, giudicato pure infermo di mente, a lasciare il carcere come Mary Poppins. Si può star certi: anche il principio della responsabilità volerà via col vento. Nessun colpevole del colpevole.

DUE PESI E DUE MISURE

E’ desolante assistere ai due pesi e due misure di un senso della giustizia che in un centro d’accoglienza di Lampedusa può arrivare a trattare migranti alla stregua di bestie, mentre in un carcere di Genova scarcera un assassino seriale senza neppure conoscerne il curriculum. Ma in che Paese viviamo? E come si fa a non capire la gravità degli opposti comportamenti di un sistema forte coi deboli e debole coi forti?

UN MACIGNO CONTRO AMNISTIE E INDULTI

Se le istituzioni avevano bisogno di esempi importanti per convincere i cittadini riluttanti sulla necessità di risolvere subito lo sconcio del sovraffollamento disumano nei penitenziari, l’evasione di un accertato pericolo pubblico resa possibile dalla miopia irresponsabile della (o delle) Autorità preposte, è un macigno contro le ipotesi di amnistie o indulti, già impopolari e controversi visti i risultati non proprio esaltanti che hanno prodotto in passato. La richiesta di clemenza ha più senso e forza se, nello stesso tempo, chi sbaglia paga. Ma lasciar fuggire un omicida conclamato e addirittura “premiato” è come ammettere che lo Stato non è in grado di far valere alcuna giustizia nei confronti di nessuno. Che almeno lo riprendano in tempo.

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