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La mecca edilizia del Golfo Persico snobbata dalle medie imprese italiane

Mentre nelle pianure europee si costruisce sempre meno, nei deserti arabi il valore dei mega-progetti in corso di realizzazione supera gli 1,5 triliardi di dollari, a cui andranno ad aggiungersi altri 900 $ mld da qui al 2020.

Nel Golfo Persico, terra di forti contrasti e paradossi, nonostante il deserto è in atto un nuovo boom edilizio spinto dalle entrate derivanti da petrolio e gas naturale: isole artificiali, grattacieli senza fine, palazzetti del ghiaccio, nuovi aeroporti, autostrade, treni ad alta velocità e piattaforme logistiche di ultima generazione.

La spesa in conto capitale, cioè quel budget previsto dal bilancio statale per la realizzazione di investimenti, è in continua crescita nei Paesi del Golfo dal 2004 (Qatar National Bank). In particolare, il settore edilizio ha registrato ritmi di crescita del 5% annuo negli ultimi 5 anni.

In Arabia Saudita, Jeddah verrà dotata di una rete di linee metropolitane da oltre 9 miliardi di dollari e di una città ospedaliera comprendente tre ospedali, strutture sanitarie e centri residenziali per un valore di 3 miliardi di dollari. Mecca, la città santa, vedrà un’impressionante opera di rinnovamento e ampliamento urbanistico per la quale verranno spesi non meno di 20 miliardi di dollari.

Nel piccolo stato del Kuwait sono previste spese superiori ai 6 miliardi di dollari per l’ammodernamento dell’aeroporto di Kuwait City, portando i passeggeri dagli attuali 6 ai 13 milioni entro il 2016. Nell’area MENA sono quasi 121.000 le stanze di hotel in costruzione, di cui 10.000 solo a Dubai. Proprio l’emirato simbolo della nuova modernizzazione araba si è recentemente aggiudicato la competizione per l’Expo del 2020, una prima assoluta per il Medio Oriente.

Le grandi compagnie di costruzione italiane sono già presenti in loco con la gestione di progetti molto importanti (ad esempio, la costruzione della metro di Jeddah affidata a Salini Impregilo). Mancano invece all’appello le piccole e medie imprese, che ancora non hanno compreso la magnitudine delle opportunità presenti a Jeddah, Kuwait City, Doha o Riyadh.

Il momento è quello giusto per aprire pizzerie, gelaterie, vendere scarpe artigianali, offrire corsi di cucina, insomma portare il made in Italy in luoghi dove è apprezzato, richiesto e ben remunerato.

Emanuele Schibotto è direttore editoriale del centro studi di relazioni internazionali Equilibri.net, dottorando di ricerca in geopolitica economica presso l’Università Marconi. Co-autore del libro “Italia, potenza globale? Il ruolo internazionale dell’Italia oggi” (Fuoco edizioni, 2012)


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