La festa di oggi della Sacra famiglia di Nazaret, oltre che ai suoi consolidati significati spirituali e religiosi, può e, forse, deve, interpellare i credenti anche su quelli culturali e politici che dovrebbe infondere nella nostra società. Sì, politici, perché in un tempo come l’attuale di “dittatura del relativismo” ed ideologia gender lo spirito della Famiglia di Nazaret dovrebbe spingere i laici cattolici e tutte le persone di buona volontà ad impegnarsi per la liberazione della famiglia dall’individualismo e dal divorzio, della donna dalle schiavitù contemporanee che la affliggono, dalla prostituzione all’aborto, oltreché naturalmente a difendere la formazione umana e morale dei giovani e dei bambini.
Non è forse un caso se Papa Francesco, il 25 novembre scorso, subito dopo aver chiuso solennemente l’Anno della Fede, abbia ricevuto in udienza Wladimir Putin che, nel suo ruolo di capo temporale ed al contempo di protettore della Chiesa Ortodossa, sta facendo molto per arrestare la deriva etica vissuta anche nel suo Paese.
LA LEGGE RUSSA ANTI-ABORTO
Poche settimane fa’, ad esempio, il Presidente della Federazione ha firmato una legge che proibisce di fare pubblicità all’aborto, promuovendo campagne, sovvenzionate dal Governo, in favore delle famiglie con più figli. Inoltre ha dato incentivi economici alle coppie per incoraggiare la natalità. Gli attivisti russi pro-aborto hanno subito dichiarato che la decisione di Putin ostacola i “diritti riproduttivi” delle donne, sebbene i numeri enormi di aborti realizzati in Russia ed il gravissimo crollo delle nascite hanno spinto la Duma ad approvare comunque nel senso voluto dal Governo la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (ricordiamo che la Russia Sovietica fu il primo Paese al mondo ad aver introdotto nel 1920 il libero aborto). La modifica anti-aborto della legge russa è stata giudicata da Olgerta Kharitonova, rappresentante di una delle maggiori associazioni femminili che operano in Russia, «non l’inizio di una restrizione dei “diritti riproduttivi” delle donne, ma piuttosto la continuazione di un processo iniziato nel 2011» (cit. in Elisabetta Pittino, Dalla Russia con amore. In Russia viene limitato l’aborto e ogni campagna a suo favore proibita, in Agenzia Zenit, 1° dicembre 2013).
Le cifre del Ministero della Salute certificano che con più di un milione di aborti l’anno il Paese è ai vertici mondiali per numero di “i.v.g.” e, lo scorso anno, la mobilitazione in favore della vita attuata dalla Chiesa Ortodossa russa ha contribuito a dimezzare il numero di aborti nel 2012 (58.7%). La legge approvata dal Parlamento russo ha limitato quindi le interruzioni di gravidanza entro le 12 settimane di gestazione, che diventano 22 per le donne che dimostrano di non poter mantenere il figlio in arrivo. Inoltre la nuova legge ha introdotto il termine di 1 settimana tra la richiesta d’interruzione di maternità e l’intervento (come avviene in Italia) per permettere alla donna di riflettere meglio sulla sua decisione. Una recente proposta sottoposta al legislatore vorrebbe inoltre togliere la copertura dell’aborto dalle spese sanitarie pubbliche.
LE “RICETTE” ANTI-UE DI PUTIN
Purtroppo questi concetti cozzano radicalmente con le idee ed i programmi della burocrazia a capo dell’Unione Europea e che, secondo il governo russo, ricalca un sistema totalitario e neo marxista che, come loro sanno bene, è drammaticamente fallito.
«Durante il regime bolscevico – ha per es. dichiarato il diplomatico Alexey Komov, ambasciatore russo all’Onu del Congresso mondiale delle Famiglie (nella foto) – la famiglia tradizionale veniva descritta come nemica del socialismo, perché era lo Stato che doveva avere il controllo totale sull’individuo, dalla culla alla tomba, mentre il nucleo familiare è indipendente dallo Stato, ha regole interne di vita e di sviluppo che vanno per conto loro. Marx ed Engels, gli ideologi del comunismo, sostenevano che la famiglia era un’istituzione repressiva e borghese che andava distrutta per raggiungere la rivoluzione socialista mondiale. Al tempo stesso si doveva distruggere la Chiesa cristiana, altro grande ostacolo per l’ideologia bolscevica. Guarda caso, oggi i sostenitori della rivoluzione sessuale, sedicenti liberali e libertari, hanno come nemici principali la famiglia e la Chiesa, proprio come i vecchi bolscevichi!» (cit. in Gianluca Savoini, Interessante intervista a Alexey Komov, ambasciatore russo all’Onu, in La Padania, 10 dicembre 2013).
Komov ha anche messo in guardia con parole forti la Svizzera dall’aderire all’integrazione comunitaria perché, ha affermato, «L’Unione Europea annulla l’identità e le tradizioni dei popoli. State lontani finché potete» (cit. in MS, L’ambasciatore WCF all’ONU: “Svizzera, stai lontana dall’Unione Europea!”, in Il Mattino on line, 17 dicembre 2013).