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Le idee di Madia, Boschi e Morani su lavoro, riforme e giustizia

Gioventù o giovanilismo? Mentre Matteo Renzi legge i nomi della sua nuova squadra under 40, sono in molti a chiedersi se il fattore anagrafico basterà o se invece sarebbe servita un po’ di esperienza in più per diventare responsabili di materie delicate come il lavoro, la giustizia, le riforme istituzionali.

In attesa di vedere se Marianna Madia, Maria Elena Boschi e Alessia Morani smentiranno questi dubbi, ecco le loro idee sui rispettivi argomenti di competenza.

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MADIA SFIDA I SINDACATI

“Un segnale bellissimo”. Matteo Renzi ha definito così la nomina di Marianna Madia, “un bimbo piccolo e uno in arrivo” come responsabile del lavoro della nuova segreteria del Pd. Un attestato di stima ripagato oggi dalla deputata romana che alla Stampa racconta: “Per me è un sogno: ho un dottorato in economia del lavoro e solo di lavoro mi sono occupata in questi anni in Parlamento”.

Trentatre anni, Madia è entrata a Montecitorio molto presto, a 27 anni scelta da Walter Veltroni come capolista in Lazio. Una nomina che fece discutere per l’amicizia che legava l’ex sindaco di Roma al padre Stefano, giornalista e attore, e per il suo fidanzamento con Giulio Napolitano, figlio del capo dello Stato. Ma oggi è un altro il sindaco che l’ha scelta per un tema fondamentale come quello del lavoro. “Spero di essere all’altezza per un compito così difficile”, commenta su Twitter la deputata.

Giovani, salario minimo garantito e sfida ai sindacati i punti forti del suo programma. “A gennaio arriva dall`Europa un miliardo e mezzo di euro per inserire ragazzi nel mondo del lavoro: sarà importante gestirli al meglio. Quello sarà un primo banco di prova”, dice sempre alla Stampa. Mentre all’Unità lancia la sfida ai sindacati: “Io non sono per attaccare i sindacati ma per sfidarli sui temi concreti. Per esempio, non sarebbe il caso, dopo sei anni, di provare a uscire gradualmente dalla cassa in deroga? Lo stiamo finanziando da quando è cominciata la crisi ma forse potremmo utilizzare i fondi per un sostegno al reddito meno discrezionale”.

Nel corso della sua attività parlamentare, ha presentato nel 2009 una proposta di legge insieme all’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, non proprio un renziano, che prevede all’articolo 8 l’istituzione di un salario minimo nazionale, a favore dei lavoratori per i quali non si applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro.

BOSCHI VUOLE DISBOSCARE LE ISTITUZIONI

C’è chi la chiama “amazzone di Renzi”, soprannome che a lei non piace perché “sessista”. Da ieri Maria Elena Boschi, l’avvocatessa 32enne di Montevarchi, è la responsabile riforme istituzionali del Pd. Una casella importante visto che Renzi ha in mente di rivoluzionare la materia. “C’è molto da fare, ma adesso si #cambiaverso”, ha commentato su Twitter. Il verso è ovviamente quello indicato da Matteo.

Nei suoi interventi, la deputata renziana ha dimostrato di pensarla esattamente come il leader Pd.

Paladina anti-Porcellum, ha partecipato insieme a Roberto Giachetti alla manifestazione dello scorso 31 ottobre da Eataly contro la legge elettorale poi bocciata dalla Consulta. Pensa a un Senato trasformato in “camera delle autonomie” che preveda un risparmio di “costi e posti”.

Il suo primo (emozionato) intervento alla Camera è stato sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti:

MORANI, DA PERTINI AL NO ALL’AMNISTIA

C’è una lettera di Sandro Pertini nella foto del profilo di Facebook di Alessia Morani, la neo-responsabile Giustizia del Pd. Sono le parole con cui l’ex presidente della Repubblica si dissociò dalla richiesta di grazia fatta dalla madre durante i suoi anni di prigionia in epoca fascista. L’avvocato marchigiano di 37 anni, prima bersaniania, oggi nuovo acquisto del sindaco di Firenze, ha idee molto chiare in materia carceraria: amnistia e indulto non risolvono l’emergenza del sovraffollamento carcerario.

Opinioni che hanno fatto infuriare Rita Bernardini, segretaria nazionale di Radicali italiani: “La neo-nominata da Matteo Renzi responsabile Giustizia del Pd spiega ai giornali che amnistia eindulto non risolvono il problema del sovraffollamento carcerario e creano nei cittadini l’idea che non esistono pene certe e fanno venire meno la funzione fondamentale del carcere, cioè la rieducazione. Per Alessia Morani, evidentemente, la ‘rieducazione’ consiste nei trattamenti inumani e degradanti che, attualmente e da anni, vengono praticati nelle nostre carceri”.

Morani ha specificato oggi a Repubblica quali sono le sue priorità: “La giustizia civile, che tiene lontani gli investitori stranieri, la battaglia contro il sovraffollamento delle carceri e una giustizia penale che metta fine agli abusi della carcerazione preventiva. La custodia cautelare sia l’extrema ratio. Trent’anni dopo il caso Tortora è ora di farlo. No all’amnistia e all’indulto”.

In prima linea nella lotta al femminicidio, la deputata ha presentato un emendamento al decreto in materia che prevede braccialetti elettronici per tenere lontani dalle vittime i potenziali aggressori e molestatori e via libera alle intercettazioni telefoniche per agevolare le indagini sui sospetti da parte delle forze dell’ordine.

LE FOTO DEI RENZIANI E DELLE RENZIANE VISTI DA PIZZI



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