L’Italia è il Paese meno liberalizzato d’Europa, con un risultato pari al 28%, secondo il rapporto annuale dell’Istituto Bruno Leoni sull’Indice delle liberalizzazioni. Il Paese più liberalizzato è il Regno Unito, con un punteggio complessivo dell’84%.
Questi i principali risultati dell’Indice sulle liberalizzazioni elaborato come ogni anno dall’Istituto Bruno Leoni, il pensatoio liberista diretto da Alberto Mingardi (direttore generale) e Carlo Stagnaro (direttore studi e ricerche).
I NOVE SETTORI
L’Indice delle liberalizzazioni – quest’anno proposto con una metodologia del tutto rinnovata, e pertanto non più confrontabile coi risultati degli anni precedenti, sottolinea l’Istituto – indaga il grado di apertura in nove settori dell’economia (carburanti, gas, mercato del lavoro, mercato elettrico, poste, telecomunicazioni, televisioni, trasporto aereo e trasporto ferroviario) per tutti gli Stati membri dell’Unione europea a 15. Per ciascun settore, l’indice è posto pari a 100 per il paese più liberalizzato d’Europa, e pari a 0 per quello più ostile alla concorrenza.
IL CASO ITALIA E I SETTORI IN CUI SPICCA
L’Italia ottiene un risultato sufficiente solo in due settori: il gas (79%, paese più liberalizzato Irlanda) e trasporto aereo (59%, paese più liberalizzato UK). La ragione, nel primo caso, è la competizione che si è venuta a creare in conseguenza dell’eccesso di offerta determinato dalla crisi; nel secondo, il merito va attribuito alla liberalizzazione europea.
I COMPARTI PIU’ PROTETTI
In tutti gli altri settori il nostro paese ottiene punteggi estremamente preoccupanti, in particolare per televisione (0%), poste (2%), carburanti (8%) e mercato del lavoro (11%). Un punteggio molto basso non significa necessariamente assenza di concorrenza ma semplicemente che l’Italia si colloca tra le nazioni meno liberalizzate tra quelle esaminate.
LE PAROLE DI STAGNARO
Commenta Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’IBL e curatore dell’Indice: “La nuova metodologia ci consente di confrontare più accuratamente l’Italia con gli altri paesi, non solo per misurare la distanza che ci separa dalla nazione più progredita ma anche per capire quale sia la nostra situazione rispetto ai paesi meno avanzati. Purtroppo, e con pochissime eccezioni, l’Italia si colloca sistematicamente nella ‘parte bassa’ della classifica. Questo è segno delle tante opportunità perse dal nostro paese, che ha quasi sempre scelto di tutelare lo status quo e limitare gli spazi di reale competizione. Tuttavia, c’è anche un aspetto potenzialmente positivo: siamo talmente indietro che le liberalizzazioni contengono un enorme potenziale di crescita”.
I NUMERI DELLA CLASSIFICA
Questa è la “classifica” dei 15 paesi dell’Ue15 rispetto al grado di liberalizzazione complessivo: UK (84%); Paesi Bassi (76%); Svezia (62%); Austria (57%); Lussemburgo (56%); Spagna (55%); Irlanda (53%); Finlandia (52%); Francia (52%); Germania (51%); Portogallo (47%); Belgio (41%); Danimarca (41%); Grecia (36%); Italia (28%).
PERCENTUALI SETTORE PER SETTORE
Questi sono i risultati per l’Italia settore per settore: carburanti (8%); gas (79%); lavoro (11%); elettricità (30%); poste (2%); telecomunicazioni (26%); televisione (0%); trasporto aereo (59%); trasporto ferroviario (36%).