“Non conta il colore del gatto, conta che acchiappi il topo”
(Confucio)
La legge di Stabilità che la Camera dei Deputati sta per licenziare ha un’impostazione novecentesca. Non è un’iperbole perché non trovo altro termine per definire un impianto legislativo che immagina ancora un’Italia fatta di manifatture e lavoratori professionalmente deboli. Alte professionalità e lavoratori della conoscenza sono ancora una volta marginalizzati dalle scelte della politica economica governativa.
È il caso di ricordare che in Italia i professionisti sono oltre cinque milioni, circa un quarto dell’intera forza lavoro. E nonostante questo la legge di stabilità non li considera in termini di incentivazioni allo sviluppo, fiscalità agevolata, contribuzione previdenziale, formazione. Per il governo, i professionisti, associativi e non, sono dei veri e propri lavoratori invisibili.
Il tipo di scelte che Governo e Parlamento stanno portando avanti, trascurando le possibilità offerte dalle competenze e dai processi innovativi di tali professionisti pone una serie di ipoteche negative alle possibilità di sviluppo e di ripresa del nostro Paese. Una legge che dovrebbe sostenere lo crescita e che, invece, dimentica proprio uno dei principali fattori di sviluppo delle economie del futuro. La velocità e la “stabilità” non fanno nessuna differenza se si va nella direzione sbagliata…
Tanto per fare un esempio, le risorse destinate al mini-taglio del cuneo fiscale, che produrranno effetti impercettibili tanto sulle buste paga, quanto sui conti aziendali, potrebbero essere impiegate molto più efficacemente se venissero destinate a supporto di network ibridi di PMI e professionisti innovativi e di reti tecnologiche di sviluppo, tutte misure che avrebbero il vantaggio di migliorare competenze e competitività delle nostre aziende e dei nostri professionisti più innovativi, in particolare sui mercati esteri.
Per questi motivi, come CONFASSOCIAZIONI, avevamo chiesto che il Parlamento prendesse in considerazione le nostre proposte e riportasse tutti i professionisti e tutti i knowledge workers, nel mirino della crescita. A beneficiarne sarebbero stati tutti: professionisti, imprese, e soprattutto il Paese.