E’ una sfida generazionale quella che Enrico Letta lancia nella sua conferenza stampa di fine anno. Dall’aula rinnovata dei gruppi parlamentari di Montecitorio, il presidente del Consiglio fa un bilancio dei primi otto mesi del suo esecutivo e pronuncia la parola d’ordine per il 2014: “Generazione”. E’ questo concetto il leit-motiv per cui sarà ricordato il 2013, secondo il premier: “L’Italia di un colpo, dal 24 di aprile, ha recuperato 30 anni nel calendario. Il 2013 è l’anno che sarà ricordato come anno di svolta generazionale di un Paese sempre raccontato al mondo come Paese non in grado di produrre leadership come capita nel resto del mondo”.
Questo è arrivato “per il coraggio di molti, in primis il presidente della Repubblica” che difende dagli attacchi di Beppe Grillo: “Napolitano ha salvato l’Italia”, chiarisce.
Un orgoglio dei 40enni che accomuna Letta, Angelino Alfano, Matteo Renzi (quasi in contemporanea la sua conferenza stampa da Firenze, un caso?). Ed è al suo vice nonché leader del Nuovo Centrodestra e al nuovo segretario del Pd che sembra rivolgersi quando dice: “Non abbiamo alibi, non possiamo fallire”. Sottolineando come non sia un “fatto individuale” ma una sfida che riguarda tutti e che richiede l’impegno di tutti. Bando ai personalismi, bando alle liti dunque, si combatte insieme per lo stesso obiettivo.
E “insieme” significa anche con un’apertura a tutte le forze politiche per fare le riforme, ha ragione a volerlo fare Renzi, anche con Forza Italia a cui lancia un appello per non avere “una deriva nichilista e populista”.
L’obiettivo è alla portata del Paese confida Letta che è apparso molto, forse troppo, ottimista nel suo consuntivo di fine anno: “Sono fermamente convinto che l’Italia ce la farà, alla conferenza stampa di fine anno del 2014 sono sicuro che commenteremo dati economici migliori e riforme istituzionali compiute, a partire dalla legge elettorale”.