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L’Italia s’è desta?

La battaglia è iniziata!

Dopo scaramucce più o meno palesi, con dichiarazioni sempre più schierate, il confronto fra i sostenitori di “o Maastricht o morte” e del ritorno alla Sovranità nazionale si è fatto quanto mai serrato. L’evoluzione è avvenuta non solo per il precipitare della situazione economica italiana che non riesce a tirare su la testa, ma anche in previsione della scadenza elettorale di maggio che rinnoverà i rapporti di forza nel Parlamento di Bruxelles e inevitabilmente ridisegnerà, se le elezioni politiche interne nel frattempo non l’avranno già fatto, anche gli indirizzi di politica italiana.

Se volessimo individuare una data precisa dell’inizio della belligeranza, potremo senza dubbio indicare il 3 dicembre scorso, quando tre docenti italiani in economia sono stati invitati al Parlamento europeo ad un incontro pubblico in cui, per la prima volta, è stata denunciata l’insostenibilità dell’euro e l’interruzione dei processi democratici decisionali nell’ambito dell’Unione europea e monetaria. Una vera e propria dichiarazione di guerra consegnata nel Sancta Sanctorum del potere europeo.

Ormai anche nelle coscienze dei cittadini si sta facendo strada sempre più la convinzione che l’appartenenza alla moneta unica non sia stato il migliore degli affari per il nostro Paese e che la sua sostenibilità, affidata a regole rigide e anacronistiche non plasmate per la nostra economia, stia producendo danni irreversibili. Dall’altro versante invece coloro i quali sostengono stoicamente che l’Italia non ha alternative se non quella di adeguarsi, anche a costo di immani sacrifici, ai dettami degli altri Paesi europei, in primis la Germania, per uscire dal guado. Naturalmente in quest’ultima barricata in prima linea troviamo gran parte del Partito Democratico, dominus del Governo Letta e quello che ne è rimasto dei “desaparecidos” dei seguaci del Sen. Mario Monti a cui si è aggiunta ultimamente, ma a fasi alterne e ambigue, una costoletta di quello che fu il PDL.

Ma l’aspetto più importane in questo vero e proprio confronto, in cui è in ballo il futuro destino del Paese, è che si stanno coagulando intorno a un pensiero unico una pluralità di persone che provengono da esperienze e percorsi diversi. Infatti la vera novità è proprio questa: economisti, giuristi, filosofi, letterati, i più semplici cittadini, si sono ritrovati fianco a fianco per sostenere fortemente la convinzione che l’Italia ha le capacità e le forze per poter reagire e risolvere autonomamente la sua drammatica situazione riappropiandosi delle “chiavi di casa”.

Persone provenienti da diverse fedi politiche ma che, chiamati dalla necessità di salvare il salvabile, hanno messo da parte le divisioni campanilistiche per portare avanti con piena convinzione la causa comune. Soggetti che, se trasposti di qualche decennio indietro, molto probabilmente si sarebbero accapigliati e insultati, ma ora di fronte allo sfacelo della casa comune in fiamme accorrono insieme con i secchi d’acqua. E’ un sentimento nuovo ed esaltante che ci farà tornare quella piccola ma immensa nazione che non deve più sentirsi umiliata, derisa e messa al margine.

Siamo probabilmente a una svolta epocale: come l’euro non è riuscito ad unire il Continente europeo, riuscirà forse a riunire l’Italia come non ci sono riusciti 150 anni della sua storia, nella certezza che non con i vincoli esterni ma con la piena Sovranità si riscatterà il Paese!       

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