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L’ombra siriana nell’attentato a Beirut

L’obiettivo dell’attentato di stamattina a Beirut è stato colpito: Mohammad Shatah, consigliere dell’ex primo ministro libanese Saad Hariri, è stato ucciso nell’esplosione di un’autobomba nel centro della capitale libanese. Secondo France Press, altre cinque persone sono morte e 50 sono rimaste ferite.

La notizia è stata confermata dalla coalizione anti-siriana guidata da Hariri e dell’agenzia di stampa libanese Ani. Secondo le immagini televisive di Future TV, un’alta colonna di denso fumo nero è visibile da grande distanza e proviene dalla sede del governo libanese.

Shatah, che era stato anche ministro delle Finanze, era diretto verso l’abitazione di Hariri. Nel luogo dove si doveva tenere una riunione della coalizione denominata del “14 marzo”, ostile al regime di Bashar al Assad e favorevole all’opposizione siriana.

Poco prima dell’attentato, Shatah aveva denunciata via Twitter che Hezbollah era riuscito ad ottenere condizioni di sicurezza e politica estera come quelle della Siria sul Libano durante l’occupazione militare tra il 1976 e il 2005.



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