Pubblichiamo grazie all’autorizzazione dell’autore e del gruppo Class il commento di Guido Salerno Aletta uscito oggi sul quotidiano MF diretto da Pierluigi Magnaschi
Per il Pil italiano è ancora calma piatta: variazione pari a zero, nel terzo trimestre rispetto al secondo. Ma è una ben magra soddisfazione. Siamo in una apnea pericolosa: il pil non è sceso ancora per via della variazione delle scorte, che sono aumentate, contribuendo positivamente alla formazione del prodotto, con un +0,6%. La domanda estera netta, invece, ha messo il segno meno, con lo 0,4%. L’andamento della domanda nazionale, al netto delle scorte, è stata negativa per -0,2%.
SI PRODUCE, MA NON SI VENDE
L’andamento delle scorte ha da tempo un profilo altalenante, cambiando segno di trimestre in trimestre: negli ultimi quattro periodi ha mostrato un -0,7% seguito da un +0,5%; poi un -0,4% ed infine l’ultimo +0,6%. Segno evidente che si produce, ma che poi non si vende a sufficienza. Così, ci si ferma per smaltire il magazzino. Quindi, si leggono le nuove previsioni, secondo cui l’economia si dovrebbe riprendere, ma si produce ancora a vuoto. E’ chiaro che il ciclo delle scorte in questo ultimo trimestre non sia stato accelerato dalla necessità di approvvigionarsi in vista di un aumento dei prezzi sui mercati internazionali: si sperava di vendere un po’ di più; finalmente, come era stato pronosticato.
LA POLITICA DEGLI ANNUNCI
Questo modo di procedere per annunci pubblici, che spostano continuamente la ripresa in avanti, trimestre dopo trimestre, proprio non va. Essere ottimisti, va bene; ma indurre chi produce a farsi sotto, darsi da fare, senza che poi riesca a vendere è a dir poco frustrante. La perdita di prodotto lordo acquisita nel 2013 è così arrivata all’1,9% rispetto ad una chiusura d’anno prevista al -1,8%.
DELUDENTE L’EXPORT
Anche il dato dell’export è stato deludente: mentre in valore assoluto la variazione rispetto al terzo trimestre dello scorso anno è nulla, il contributo netto della domanda estera alla formazione del pil rispetto al trimestre precedente è stato negativo per lo 0,4%. La prima cosa che viene in mente, come al solito, è la scarsa competitività del sistema economico italiano.
L’EUROZONA ARRANCA
Ed invece, ad essere deludenti sono i dati relativi all’andamento tendenziale del Pil nell’intera Eurozona: siamo ad un +0,1% di aumento nel terzo trimestre 2013 rispetto al secondo, e addirittura ad un -0,4% rispetto al terzo trimestre del 2012. La Francia ha segnato un modestissimo +0,2%, mentre la Germania si è dovuta accontentare di un +0,6%. I dati congiunturali sono ancora più modesti: -0,1% per Parigi e +0,3% per Berlino.
ANCHE LA GERMANIA SOFFRE
La potente nazione tedesca si deve accontentare di crescere meno della metà rispetto alla Gran Bretagna, che ha registrato un tendenziale +1,5% del pil, mentre la cura monetaria e fiscale espansiva in Stati Uniti e Giappone mostra i suoi frutti positivi: l’economia americana va verso il +1,8%, mentre quella nipponica volerebbe al +2,6%.
L’APNEA DEL VECCHIO CONTINENTE
Insomma, la cura della deflazione proprio non funziona: nell’Eurozona non compra più nessuno. Più che avviati alla fine della recessione, sembriamo tutti in uno stato di pericolosa apnea.