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McDonald’s: quante cose ci dice uno spot

Attenzione alla McDonald’s. Attenzione alla nuova strategia del colosso di Chicago. Quante cose ci dicono i nuovi spot. Badate ai dettagli. Siamo di fronte a una rivoluzione copernicana. Dalle alte rote alle rote via via inferiori. Il fast si salda con lo slow. E’ esercizio di meccanica che prende in prestito la logica dalle ruote dentate e l’applica ad altre dentature, quelle dei palati. Una ruota piccola gira velocissima (fast) e muove quella grande, lenta e quindi slow, in funzione del numero dei denti. Ecco la grande coalizione del gusto spinta dal marketing comunicativo. Perché fare le cose senza saperle comunicare è fare nulla.
Avete notato negli ultimissimi spot dell’hamburger americanissimo il logo del Consorzio Coalvi? Che marchio da grande distribuzione proprio non è. Piuttosto locale. Gli acculturati direbbero però glocal, che poi fa anche molto glamour. Glocal, globale e locale a braccetto.
Coalvi è simbolo di carne buona. Frutto del lavoro di un ristretto nugolo di allevatori, agronomi, macellai piemontesi che crescono bovini che sono un concentrato di gusto e sapore.
E’ una gran mossa, dunque, quella di uno dei più forti brand al mondo. Che svela come il marketing è l’arte militare del capitalismo cosmopolita. Per ogni regione, per ogni colonia se volete, la specifica strategia, l’opportuno prodotto.
E se in Piemonte la Mc Donald si allea con il consorzio di Carrù, in Toscana fa lo stesso con il Consorzio per la tutela del vitellone bianco dell’Appennino con la stessa logica e finalità. E la Chianina finisce dentro il Big Mac, pardon dentro il Gran Chianina.
Ma torniamo in Piemonte. Il Gran Piemontese è l’hamburger farcito della carne di fasun. Da McDonald, la più importante catena di fast food al mondo, per tre settimane, sulle vostre tavole tutto l’anno. Così dice lo spot. Spot che è tutto incentrato sul terroir, sulla figura degli allevatori.
L’allevatore è come lo chef testimonial del Ferrer Rocher. È uno che è saldamente incistato nel suo territorio, che lo conosce, di cui si ciba come il feto dalla placenta. E di esso vive declinando più che il Made in Italy, il Growth in Italy. I cervelli che vanno in fuga sono quelli che non hanno ancora capito qual è il vero capitale di questo paese..
Non è un caso che fu Oscar Farinetti per primo a rivolgersi ai migliori uomini del Consorzio Coalvi per mettere a punto la dieta dei vitelli e il sistema di produzione delle carni che avrebbero approvvigionato i frigo dei punti vendita simbolo dell’Italia inimitabile e unica. Quella che dell’agroalimentare e del suo lifestyle fa petrolio.

granchianica

Al quartier generale della McDonald la lezione degli anni 80 e 90 devono averla appresa bene. Già, perché in quegli anni provarono a insediare i loro fast food ovunque lungo lo stivale. Un’unica strategia per ogni luogo. Scontrandosi con un popolo che è in larga parte costituito, per usare una brutta categoria di segmentazione dei consumatori, da arcaici dalle così radicate tradizioni alimentari da impedire l’ingresso dei più globali sostituti. Clamoroso e ormai affidato alla storia il fatto di Modica in provincia di Ragusa in Sicilia. Il McDonald dovette chiudere dopo appena un anno dall’apertura il suo punto vendita. L’hamburger cadde sconfitto dalla “scaccia”, prodotto da asporto tipico della Contea che convince pure il correttore di word.

Oggi no. Anziché imporre l’omologazione globale, la McDonald’s si allea con la tipicità del territorio e dei territori sfruttandone il vissuto e le esternalità positive. Sarà molto interessante scoprire come risponderanno a questa comunicazione gli italiani. Il Gran Piemontese costerà 1 euro in più. Perché la qualità va pagata.
Per chi dovesse rimanere folgorato dalla carne Coalvi e si dovesse trovare di passaggio a Torino dopo che saranno passate queste tre settimane fast in cui la carne coalvi la trovate anche dentro agli hamburger McDonald’s, non avete che da farvi ingoiare dentro al mercato coperto di Corso Racconigi e scendere al primo piano e farvi servire da Silvano uno dei tanti macellai Coalvi.
Se invece vi trovate dalle parti di Superga, beh in quel caso vi consiglio di allungarvi fino a Baldissero e, alla rotonda, fermarvi da Bracardo, tenendo gli occhi ben puntati sulla donna che vi accompagna perché pare che Bracardo, macellaio Coalvi pure lui, le streghi con parole tenere come il filetto e morbide come lo spezzatino.

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