L’accordo raggiunto all’Ecofin sull’Unione bancaria è un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Come sempre quando si tratta di faccende europee, c’è la tendenza a porsi questa domanda. I commentatori, così, si dividono tra eurottimisti ed europessimisti. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma questa volta c’è poco da zigzagare.
A COSA SERVE L’UNIONE BANCARIA TRA BCE E BRI
L’Unione bancaria è in realtà un accordo su come affrontare i fallimenti bancari senza provocare un effetto Lehman. Lo abbiamo già scritto su questo blog. Tutto il resto è ancillare, compresa la vigilanza unica nella Banca centrale europea. Vigilare serve se previene le crisi e soprattutto se è in grado di affrontarle, il resto è burocratica applicazione di parametri (che già spetterebbe alla Banca dei regolamenti internazionali di Basilea).
LA TEMPISTICA DELL’ACCORDO
Ebbene, sulla questione decisiva, tutto viene rinviato al 2025. Fino a quel momento, ogni decisione spetta ai governi nazionali, pur sotto la supervisione della Bce. Non è certo quel che avrebbe voluto Mario Draghi, trasformato in un pizzardone (come dicono nella sua Roma) con la paletta, ma senza il blocchetto delle multe. Un anno fa il documento firmato il 4 dicembre dai capi di stato e di governo recitava: “Il fondo salvataggi europeo avrà la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche”. Oggi non è più così.
I VOLERI PAROLAI DI DRAGHI E I RISULTATI REALI DI MERKEL
Angela Merkel III si presenta come la Kanzlerin del primo e del secondo mandato e porta a casa il risultato che volevano i suoi elettori: impedire che i quattrini dei contribuenti tedeschi finiscano nelle tasche degli italiani o dei greci.
CHE COSA HA INTASCATO LA SPAGNA, OGGI FIN TROPPO LODATA
Quanto agli spagnoli, si sono fatti salvare le banche dalla Ue: 40 miliardi di euro ripagati con una disoccupazione al 27 per cento e in cambio hanno ottenuto un po’ di investimenti tedeschi (che già avevano superfinanziato la bolla immobiliare e, quindi, debbono pur tutelarsi). E giù tutti a scrivere che la Spagna è fuori dalla crisi. Tra parentesi, come si fa ad avere più di un quarto della forza lavoro disoccupata senza un quasi equivalente crollo del prodotto lordo e del reddito pro capite? Consumando gran parte della ricchezza accumulata (ma prima o poi anche questo avrà effetto sul reddito)? O magari grazie al mercato nero?
AVANTI CON IL MODELLO CIPRO?
Sulla carta, inoltre, è passato il modello Cipro (anche questo cavallo di battaglia della Bundesbank), perché se una banca va in crisi pagano nell’ordine: azionisti, detentori di obbligazioni, depositanti oltre i centomila euro. Un criterio più di mercato rispetto alla nazionalizzazione. Vedremo quali effetti produrrà sul sistema bancario il quale, probabilmente, verrà spinto a tornare a una divisione dei compiti tra banca d’affari e banca che raccoglie risparmio, modello Volcker. Si è convinto di questo anche Draghi il quale, in passato, aveva favorito la fine della legge bancaria italiana basata, come quella americana degli anni ’30, sulle paratie stagne tra i diversi mestieri di banchiere.
UN SUCCESSONE PER LA CANCELLIERA
Dunque, un successo di Berlino. E Draghi entra nel nuovo anno meno forte che nel passato: peserà anche l’uscita dalla Bce del suo alleato Asmussen, mentre incombe la sentenza della corte di Karlsruhe sulla costituzionalità delle Omt (il meccanismo salva spread, cioè l’acquisto condizionato di titoli pubblici). Interpretando lo Zeitgeist tedesco, è probabile che l’alta corte si pronunci per una revisione dei trattati. Del resto, la Merkel lo ha già detto in termini più generali. E su questo ha ragione: è evidente che il vecchio Maastricht non regge più. Ma infilarsi in un simile percorso è come perdersi nella Selva Nera.
IL RUOLO POCO INCISIVO DELL’ITALIA
Quanto all’Italia che ha condotto con Fabrizio Saccomanni un’apprezzabile battaglia di resistenza, non sembra aver strappato quel che voleva anche se adesso il ministro dell’economia sostiene che è stato raggiunto un accordo ça va sans dire “storico”. L’intesa sui principi, in pieno stile europeo, nasconde il disaccordo sui mezzi. Il litigio su chi dovrebbe fornire le risorse per affrontare le crisi bancari, insomma, si è risolto con un ipocrita compromesso: saranno inizialmente nazionali con qualche garanzia di intervento di emergenza europeo. Fra un decennio, forse, se l’Unione funzionerà ancora, diventerà pienamente europeo.
Insomma nel lungo periodo, quando, secondo una stracitata battuta di J.M. Keynes, saremo tutti morti.
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