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Nuovo Centro Destra e cattolici: Alfano apre con la famiglia e… chiude con Dio

Alfano ha esordito nel suo discorso alla convention di ieri a Roma del Nuovo centrodestra ringraziando la moglie e la famiglia e l’ha chiuso con un augurio che da molto tempo non si ascoltava da leader nazionali del suo rilievo, cioè: «Che Dio benedica l’Italia…».

Con queste parole il vice-premier ha terminato il suo lungo intervento (75 minuti) agli Studios di via Tiburtina, al quale ha dichiarato esservi stata una partecipazione di 10.000 persone.  Un risultato molto apprezzabile, considerando il luogo semi-sconosciuto e mal collegato della “location”. Secondo quanto ha scritto su twitter il ministro Gaetano Quagliariello, invece, l’affluenza alla convention sarebbe stata addirittura di «13.000 partecipanti, dato fornito da fonti ufficiali arrotondato per difetto».

Meno male che il discorso di Alfano ha toccato i temi eticamente sensibili perché, le non poche “truppe” di cattolici romane che sono accorse agli Studios, sono rimaste un po’ deluse dal non vedere sugli spalti leader apprezzati come Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi ed, in ambito locale, la promettente consigliera al Comune di Roma Lavinia Mennuni.

Nel primo incontro pubblico della formazione nata dalla scissione del Pdl, comunque, di sicuro apprezzamento per cattolici o meno che amano ancora la propria patria ed identità sono stati il ricordo da parte dell’ex presidente del Senato Renato Schifani dei caduti italiani nelle missioni militari all’estero (applauditissimo dai partecipanti) ed i molti riferimenti all’eccellenza italiana dell’intervento del vice-premier, che ha convinto anche per il riutilizzo di quella parola, “patria”, spesso sostituita nel discorso pubblico dalla molto meno significativa “Paese”. Visto che la convention si è aperta anche con l’Inno nazionale, magari qualche canzone italiana al posto del solito rock anglo-americano che è stato usato a commento sonoro dei molti (troppi?) filmati proiettati ci stava bene…

Molto a suo agio nel ruolo di “mattatore” dell’intera kermesse il ministro Maurizio Lupi ha invece lasciato invece un po’ a bocca asciutta i cattolici e gli Italiani di buon senso intervenuti per non aver fatto riferimento nei valori cui si rifà il partito a quei “principi non negoziabili” che, comunque, nella sua azione politica non manca di sostenere. Inoltre, si poteva evitare quell’omaggio a Nelson Mandela che, diversi simpatizzanti NCD “politicamente scorretti”, non hanno certo digerito facilmente (è ad esempio girato molto sui social networks in questi giorni l’articolo di Gian Franco Spotti intitolato Chi è veramente Nelson Mandela, pubblicato sulla “Gazzetta di Parma” il 3 agosto 2013).

Gradita presenza per il mondo cattolico alla convention di via Tiburtina è stata quella dell’On. Alessandro Pagano, alla seconda legislatura alla Camera del Popolo della Libertà, che è stato fra i pochi nel centro-destra ad opporsi ed a manifestare pubblicamente contro la proposta di legge Scalfarotto “anti-omofobia”. Il capogruppo NCD alla Commissione infanzia e adolescenza, al termine della convention di Roma, ha diramato un comunicato stampa nel quale ha definito l’intervento di Alfano «Un discorso che rappresenta l’identità di questo partito: Dio, famiglia tra un uomo e una donna, sacralità della vita, meno Stato più società, più Persona, finalmente Patria, libertà non meramente affermata a parole ma esercitata insieme alla responsabilità e ai doveri propri di ciascuno. Mancava davvero – ha aggiunto l’On. Pagano – nel panorama italiano un partito che evocasse tali principi. I “blu” di Alfano sono partiti con il piede giusto e segneranno da oggi in avanti, per i prossimi vent’anni, i destini di quella Italia che ha deciso di non morire né arrendersi ai nemici che incarnano lo statalismo e il relativismo etico» (NCD: Pagano, Alfano vero leader di tutti i moderati, Roma, 7 dic. 2013). Insomma Alfano, dopo aver dimostrato «di essere il vero leader di tutti i moderati», come conclude Pagano, ci si attende possa rappresentare più e meglio quei cattolici ed Italiani rimasti “orfani” di una rappresentanza politica in grado di tener testa, sia a livello nazionale sia sovra-nazionale, alle insidie ed imposizioni della “dittatura del relativismo”.


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