La politica è in ritardo ma non è compito della Consulta decidere quale debba essere il sistema elettorale in Italia. È questa l’opinione di Vincenzo Lippolis, professore di Diritto comparato all’Università degli studi internazionali di Roma e membro della commissione di “saggi” sulle riforme del governo Letta, nel giorno in cui la Corte costituzionale ha iniziato l’udienza pubblica sulla legittimità dell’attuale legge elettorale.
Professore, la magistratura è chiamata a svolgere un compito che la politica non è riuscita a portare a termine?
La politica spesso legifera male e non riesce a correggere gli errori commessi. I problemi così si scaricano su altri organi, come la Corte costituzionale. È successo anche con il Titolo V sul regionalismo. Una riforma che tutti hanno criticato, come il Porcellum, su cui è dovuta intervenire la Consulta. In quel caso però le strade di accesso alla Corte erano chiare e ben delineate. È invece la prima volta che ci troviamo dinnanzi a una impugnazione della legge elettorale davanti alla Consulta e quindi dal punto di vista tecnico la questione diventa più scivolosa.
In che modo? Quali sono gli aspetti più rischiosi?
Innanzitutto la stessa ammissibilità della questione. La Corte dovrà decidere in primo luogo su questo aspetto e c’è il pericolo di instaurare l’accesso diretto alla Corte per l’accertamento della violazione dei diritti costituzionali. Ciò non è previsto nel nostro sistema. Qualora la Corte ritenesse la questione ammissibile, sorgerebbe il problema di quali sono i limiti entro cui può decidere. Può solo eliminare il premio di maggioranza? Così si tornerebbe a una legge puramente proporzionale. Se invece la Consulta ritenesse che il premio sia elemento essenziale della legge, questa verrebbe annullata interamente. E in questo caso, la questione sarebbe se far rivivere o meno la precedente legge elettorale, il Mattarellum. In linguaggio tecnico si parla di reviviscenza.
E’ possibile e auspicabile un ritorno al Mattarellum?
La Corte l’ha negato, bocciando l’ultimo referendum abrogativo contro l’attuale legge elettorale. Ma una cosa è l’abrogazione, un’altra l’annullamento con sentenza. La mia idea è che queste non sono decisioni puramente tecniche ma di natura politica. Non ritengo opportuno che sia la Corte a decidere quale debba essere il sistema elettorale. E’ un compito che spetta alla politica.
Ma la politica ha avuto tempo di esercitarlo quel potere, eppure…
La politica è in ritardo ma non tutto quello che essa non riesce a risolvere deve essere risolto dalla Consulta. La Corte non è un legislatore, un suo intervento sulla legge elettorale presenterebbe una discrezionalità che potrebbe invadere il campo della politica.
In caso di “bocciatura” del Porcellum, anche la legittimità dell’attuale composizione parlamentare verrebbe messa in discussione?
Ove la Corte arrivasse a una sentenza che annulli la legge o parte di essa, si potrebbe differire l’efficacia della sentenza per dare modo alle Camera di intervenire. Mi sembra difficile sostenere che la sentenza travolga l’esito delle elezioni tenute quest’anno. Ma, a mio a giudizio, se dalla sentenza delle Corte uscisse un sistema elettorale diverso da quello vigente, si dovrebbe andare a nuove elezioni. Quello che la Corte non può fare è invece annullare la legge lasciando un vuoto normativo. In quel caso, non si potrebbero tenere elezioni fino all’approvazione di una nuova legge elettorale. Sarebbe una situazione paradossale.
Come valuta le proposte in circolazione? Il “sindaco d’Italia” alla Renzi la convince?
Non è ancora una proposta definita ma, per quel poco che si sa, non mi sembra un’idea nuova. Il primo turno con collegio uninominale maggioritario e un secondo di ballottaggio di coalizione in caso di non raggiungimento della maggioranza assoluta è un modello proposto ai tempi della Bicamerale di D’Alema.
Renzi la pensa come D’Alema sulla questione?
Era il cosiddetto “patto della crostata”, l’idea ipotizzata a una cena a casa di Gianni Letta con i rappresentanti della Bicamerale. Una proposta mai realizzata ma che assomiglia molto a quella di Renzi.
E voi “saggi” cosa avete deciso sull’argomento?
La nostra proposta prevede anch’essa un doppio turno di coalizione, ma con un sistema proporzionale al primo.