Skip to main content

Primarie Pd, qui Milano. Un voto in sordina ma strategico

A Milano è il weekend di Sant’Ambrogio, o meglio: Sant’Ambroeus, il patrono della città. Che quest’anno, cadendo di sabato, ha costretto molti a rinunciare al consueto ponte fuori città. Ma ha portato ugualmente le tradizioni che aprono ufficialmente nel capoluogo lombardo il periodo natalizio: la prima della Scala, il mercatino degli “Oh Bej! Oh Bej!”, l’Artigiano in Fiera, che l’anno scorso ha condotto a Rho oltre tre milioni di persone, un record che quest’anno potrebbe essere nuovamente polverizzato.

E le primarie del Pd? Un po’ in sordina. Tanta cartellonistica (“Io voto perché”) ma poco volantinaggio, nessun gazebo, in generale una politica fatta al chiuso. Forse un’occasione persa per riportare il Partito Democratico in mezzo al popolo, per riaccendere il sogno politico ai tanti delusi e lontani a cui il payoff della campagna pur si rivolge (“Le primarie sono aperte”). Eppure meno di due mesi si è rinnovata la direzione del Pd metropolitano, che ha trovato la convergenza sul trentunenne (renziano) Pietro Bussolati, segretario di 02PD, circolo in zona Porta Venezia tra i più conosciuti in città. Il pur concreto Bussolati, in un’intervista prima della sua elezione, affermava: “Non possiamo rimanere chiusi nei salotti, dobbiamo rappresentare Milano”.

Milano e la Lombardia saranno strategiche per i risultati di queste elezioni democratiche: dalla regione più popolosa d’Italia ci si attendono almeno 250.000 elettori. Nei circoli, durante la prima fase, su 10 province lombarde otto sono andate a Matteo Renzi. Le altre due sono andate invece a Gianni Cuperlo, che si è aggiudicato Cremona e al fotofinish (con 3042 voti, il 44,06% contro 2897 voti, il 41,96%, di Renzi) proprio Milano. Anche per questo – mentre Cuperlo era a Firenze –  il sindaco toscano ha deciso di chiudere la campagna nel capoluogo meneghino. Che, trincea più moderna del Paese e culla di nuovi movimenti, è storicamente stata il laboratorio politico per eccellenza e ha rappresentato un’avanguardia per tutto quello che anni dopo si sarebbe riproposto sulla scena nazionale.

Renzi ha incontrato i suoi sostenitori allo spazio Calabiana, oggi riferimento per sfilate di moda, ma un tempo cartiera che pubblicava in esclusiva le opere di Manzoni. Un ponte immaginario con le “risciacquature in Arno” che il sindaco di Firenze non si è lasciato sfuggire. Con lo sfondo arancione su cui campeggiava lo slogan #cambiaverso, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha introdotto la serata esordendo con un “Care compagne e cari compagni” che ha suscitato più di un mormorio nella platea. Anche a Milano – nonostante il risultato della prima fase – Renzi appare ormai più che un vincitore designato. Lo stesso Pisapia non è apparso così credibile, quando con alcuni distinguo ha cercato di specificare la sue terzietà rispetto alla contesa. “Matteo, non è possibile che nel vostro partito ci siano parlamentari che erano presenti già nel ‘94”. E giù applausi in una sala stracolma.

Al centro della locomotiva d’Italia che è la Lombardia, Renzi ha dichiarato che “l’Italia può diventare la locomotiva d’Europa”, scagliandosi contro le piccole ambizioni, i capi dei sindacati (“che sono cosa diversa dai capi dei partiti”) e i tecnici, “gli specialisti senz’anima”. Anche a Milano ha riproposto il suo format fatto di Simpson, Cetto La Qualunque, spot della birra, Roberto Benigni e Anna Magnani. Cercando di smorzare gli entusiasmi di chi lo vede non come il Messia ma come l’unica speranza di provare a cambiare qualcosa dal “già visto” degli ultimi venti anni. Anche a Milano, dove il voto dei circoli a Cuperlo ha dimostrato ancora una volta la forza della tradizione comunista e socialdemocratica, gli elettori democratici si affidano mestamente a Renzi, in alcuni casi compiendo capriole dialettiche attraverso pensieri che non condividono. Anche a Milano, e soprattutto a Milano, Renzi ha lanciato il suo appello ai delusi di Lega e Forza Italia, i cui giovani pure attendevano ieri il suo arrivo in città.

“Luci a San Siro di quella sera / che c’è di strano siamo stati tutti là”. Compromessi? Renzi promette di non volerne fare, “chi vota per me si prende tutto il pacchetto, se vi sta bene com’è andata finora non votate per me”. E infatti il Pd milanese è spaccato, lo stesso Bussolati al suo insediamento riconosceva che “molte delle persone che hanno creduto nella mozione che ho presentato non voteranno la stessa cosa che io deciderò di votare al Congresso nazionale” e c’è pesino chi sospetta che i “lettiani” si siano schierati in blocco con Cuperlo temendo l’avanzata dell’uomo nuovo del PD. Sostengono Cuperlo personalità vicine al Presidente del Consiglio come Alessia Mosca, Guido Galperti, i sottosegretario Carlo Dell’Aringa e Maurizio Martina, il tesoriere del Pd Antonio Misiani, solo per citarne alcuni. Quanti di loro saranno presenti domenica 15, quando proprio a Milano sarà annunciato il nuovo segretario?


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter