Ho letto da poco un interessato “appello” lanciato a Matteo Renzi dalle colonne dell’Huffington Post. L’appello è stato scritto da Claudio Giua.
Vorrei modificare leggermente l’invito di Giua a Renzi e dire anzichè “lotta alle mafie”, diciamo “lotta per la legalità”.
Perché preferisco questa impostazione? Perché la lotta alla mafia è un elemento importante e cruciale nel nostro Paese, ma sarebbe riduttivo. Dobbiamo lottare per la Legalità se vogliamo sconfiggere la “mafia”, intesa come associazione di crimine organizzato, sia come “costume“.
Preferisco l’impostazione “pro-attiva” che metta in rilievo il concetto di “legalità” perché questo comporta non solo la guerra senza tregua al crimine organizzato, ma anche una battaglia culturale ed etica che riguarda tutti i cittadini: si lotta contro i criminali, ma anche contro chi evade le tasse. Si combatte contro chi chiede il pizzo, ma anche contro chi froda allo Stato (e dunque alla collettività) miliardi di euro all’anno tra “lavoro nero”, “evasione fiscale”, “sfruttamento del lavoro” (quando non è retribuito giustamente e quando non viene tutto dichiarato).
Mi piacerebbe proprio che il nuovo PD, guidato ora da Matteo Renzi, ponesse al vertice delle proprie proposte politiche la “battaglia per la legalità” intesa come lotta contro le mafie e lotta per una migliore coscienza civica, contro i comportamenti opportunistici che sono diffusi come margheritine su un campo a primavera.
Perché l’illegalità si sconfigge, se si rivaluta e se si restituisce dignità e significato alla parola “legalità”.
Questo è il mio auspicio, oltre che una mia convinzione.