“Entrare nel Pse significherebbe rinunciare a noi stessi. Il Pd non è mai stato un partito socialista europeo, non può diventarlo con Renzi”. Mario Adinolfi, giornalista e renziano della prima ora, prova a fermare il piano inclinato che sembra portare il nuovo segretario del Pd tra le braccia del Pse.
La strada del Pse è ormai decisa per il Pd?
Spero che Renzi cambi idea, sarebbe un errore strategico stringersi in un abbraccio con partiti-rottame come Spd, Psf e Psoe. Noi siamo sempre stati più vicini a Kohl che a Schröder, più alla Merkel che a Hollande. Le nostre radici sono europeiste, vicine al popolarismo italiano. Capisco che dietro a questa scelta ci sia la volontà di ingraziarsi i vertici europei che potrebbero chiamare il suo competitor Letta come commissario europeo l’anno prossimo e quindi liberarsi di lui. Ma sarebbe un prezzo troppo alto da pagare, per questo consiglio a Matteo di cambiare strada.
Come deve essere il Pd di Renzi?
Il partito di Renzi non è anni Cinquanta, non è fatto di migliaia di parrocchie, funzionari, dipendenti. E’ un partito leggero, all’americana, un comitato elettorale permanente con la sua leadership marcata al centro. Per questo è assolutamente sensato il taglio dei 40 milioni di rimborsi elettorali.
In realtà sono in molti a notare la virata a sinistra di Renzi…
Fa il politico, è normale che cerchi di non inimicarsi il pubblico che ha di fronte, per esempio la platea di partito dell’assemblea Pd a Milano. Mi aspetto però un Renzi renziano quando arriverà il momento delle scelte. Per esempio sul lavoro, la ricetta l’ha scritta Pietro Ichino, il più grande giuslavorista italiano. E penso che Renzi la seguirà con attenzione.
Anche sui diritti civili il nuovo segretario sembra più Civati che Renzi ultimamente. Condivide?
Renzi non si faccia incartare su questi temi che sono solo un motivo di forte divisione. A che serve spaccare il Pd su questioni non prioritarie? Se ne occupi ma non ora, lo faccia quando vincerà le elezioni e avrà una maggioranza omogenea.
Non ha alzato troppo il tiro proponendo riforme istituzionali da fare entro gennaio che non sono state portate a termine in decenni?
Renzi deve preoccuparsi solo della legge elettorale, in questa legislatura non riuscirà mai a fare le maxi riforme che ha in mente, gli faranno solo perdere tempo per logorarlo.
Per la legge elettorale, è giusto il dialogo con Berlusconi e Grillo?
Renzi fa benissimo ma salti gli ambasciatori. Parli direttamente con Berlusconi, non abbia paura del Caimano che tra l’altro è ipnotizzato da lui. Sfrutti l’indubbia capacità seduttiva che ha nei suoi confronti e chiuda un accordo. Il ritorno al Mattarellum incrocia gli interessi dei tre leader che insieme fanno l’85% delle forze in parlamento: Renzi, Berlusconi e Grillo.
Non è meglio “giocare” con la maggioranza di governo?
Ma quale maggioranza di governo, non è questo l’orizzonte di Renzi. Il suo orizzonte è il governo di Renzi. Per questo si deve tornare al voto prima possibile, anche in concomitanza con le europee il 25 maggio. Matteo propone il “sindaco d’Italia” semplicemente perché vuole fare il premier come faceva il sindaco a Firenze: senza mediazioni, la sua leadership sopra tutto il resto.