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Sfide e incognite degli smartphone Xiaomi che fanno rotta verso il Sudest asiatico

L’espansione di Xiaomi per fare concorrenza ad Apple e Samsung nel mercato degli smartphone fuori dalla Cina continentale parte dal Sudest asiatico. “Ho passato molto tempo con potenziali partner in altri Paesi, in particolare del Sudest asiatico”, ha detto Hugo Barra, vicepresidente della società cinese da agosto, quando il suo passaggio da Google alla creatura di Lei Jun, già conosciuto come lo Steve Jobs d’Oriente, puntò i riflettori sui telefoni di maggior successo oltre la Muraglia.

Dichiarazioni fatte a Taiwan. L’isola è assieme a Hong Kong il primo passo dell’espansione fuori dai confini cinesi. Ed è a Taiwan che lo scorso lunedì Xiaomi ha lanciato uno dei suoi “flash sale”, le vendite lampo su internet: diecimila telefonini Hongmi andati via in meno di dieci minuti.
Singapore e Malaysia sono i Paesi indicati per la sfida sebbene, come nota il sito Quartz, si tratti di due mercati ormai saturi. I dati presi in considerazione indicano che nella città-Stato l’87 per cento della telefonia mobile è su smartphone, mentre sul versante malaysiano ci si assesta sull’80 per cento. In entrambi i paesi, continua Qz, a dominare è la Samsung. Nel mercato Android, la società sudcoreana sente tuttavia la concorrenza sia dei cinesi Huawei e Lenovo sia della connazionale LG.

Ci si chiede allora quali siano gli spazi per Xiaomi. Uno dei punti di forza è il prezzo. Si tratta di cellulari economici, tra i 150 e i 250 euro, se paragonati con la concorrenza. Sono inoltre venduti online. Come ricorda Tech In Asia, alla società sono stati chiesti chiarimenti sui 18 centri con personale aperti recentemente nella Cina continentale. Come sottolineato dal presidente Li Bin non si tratta comunque di negozi, ma di centri servizi, che non si limitano tuttavia a riparare i dispositivi. Il manager ha inoltre spiegato che saranno evitati i grandi centri commerciali, preferendo luoghi che creino l’atmosfera di una caffetteria.
L’altra caratteristica è la capacità di formare una comunità, chiedendo riscontri ai clienti su come migliorare il prodotto e sfruttando un mercato in cui su Android è possibile trovare un’ampia serie di applicazioni e contenuti che non passano necessariamente per Google Play, canale usato liberamente nei paesi fuori dalla Cina cui la società si sta approcciando.

“Replicare il successo in Cina non sarà facile”, ha spiegato l’analista Melissa Chau al blog Bits del New York Times. Ma come spiega la dirigenza in riferimento allo sbarco a Taiwan con accordi con negozi online e spedizioni locali, il modello sarà flessibile, lasciando che siano i consumatori a scegliere ciò che preferiscono. La strategia è “far ciò che i fan vogliono e venire incontro a quello che si aspettano”.


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