Ed oggi, dopo le numerose critiche piovute da destra e sinistra, dall’alto al basso, ecco lo scontro tra due politologi molto stimati: D’Alimonte, “padre” dell’Italicum e Sartori, uno dei più grandi esperti di sistemi politici al mondo che ha ribattezzato la creatura sfortunata del due Renzi-Berlusconi “bastardellum” per il suo essere “scorretto, scorrettissimo”.
Il punto del contendere è quello che Sartori descrive così: “sembra scorretto, scorrettissimo, trasformare con un premio una minoranza in una maggioranza (il che avviene anche nei sistemi maggioritari, ma perché questa è la natura del maggioritario, non un regalo che Renzi e Berlusconi fanno a se stessi)“.
E prosegue chiedendosi: “il doppio turno di coalizione con ballottaggio cosa ci sta a fare in questo contesto? È una ulteriore elezione per fare o ottenere che cosa? Il premio di maggioranza attribuito a una coalizione di minoranza (addirittura del 35%) è secondo me molto discutibile“.
D’Alimonte replica in modo piccato e fa presente al grande politologo fiorentino che questi sistemi sono applicati in altre grandi Nazioni, In UK e Francia per esempio. Che questo sia usato altrove a me non sembra garanzia sufficient di affidabilità né un motivo sufficiente per dire che anche in Italia funzionerà bene.
I mal di pancia su questa proposta di legge hanno un’origine diversa: Renzi, segretario del PD, partito di governo, non si è accordato con i membri dell’Assemblea Nazionale e con gli esponenti del PD, ma ha fatto un accordo a due con Berlusconi, l’avversario di sempre.
Non si ha forse il coraggio di dirlo, anche in casa PD, ma questo approccio di Renzi alle cose è padronale e poco democratico: il pacchetto doveva essere creato con la base (anche con una consultazione di iscritti se necessario) e sicuramente con i membri della neo eletta assemblea nazionale.
Avevo esposto qualche dubbio anche io in precedenza, ed oggi sono ancora più dubbioso. Questo pacchetto di modifiche alla legge elettorale è da rivedere su più fronti: 1) sulla questione del premio di maggioranza, 2) sulla questione della parità di genere effettiva e non teorica, 3) sulla questione delle preferenze, 4) sulla soglia di sbarramento, 5) sul metodo di azione politica che lo ha prodotto.
Una proposta plausibile per non “creare un minoranza in maggioranza” potrebbe essere di innalzare il valore per l’accesso al premio: per esempio la coalizione che raggiunge il 38% o il 40% ottiene un premio massimo di 15%. Oppure mantenere il 35% di soglia minima con un premio più contenuto, al 10% per esempio.
Inoltre, lo sbarramento all‘8% per i singoli partiti è obiettivamente eccessivo. Andrebbe abbassato al 5%. Invece mi sembra che gli sbarramenti per le coalizioni vadano bene così.
La questione della parità di genere è stata descritta bene da Lucina Di Meco su HP.
Infine, le preferenze un tema importante e serio e ambiguo. Occorre trovare un accordo molto chiaro su questo. Vogliamo tenere listini bloccati? Allora che questi candidati vengano scelti con primarie tra i candidati donne e uomini, o tra donne e poi tra uomini e alla fine tra i candidati per l’assegnazione del posto in lista. Così da rispettare la questione del merito (il più bravo va in prima fila) e l’assegnazione di genere.