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Cercasi “nuova” Europa

Sostiene Bruno Amoroso, nel suo recente e ottimo libro “Figli Di Troika” , che la  nuova composizione del potere finanziario-militare della Globalizzazione è stata resa nota da vari studi che ne illustrano il funzionamento e le istituzioni. Una geografia del potere che si è venuta arricchendo nel corso degli ultimi dieci anni con il suo consolidamento e il passaggio dal “pensiero unico” al “potere unico”. Gli “incappucciati della finanza” agiscono oggi a viso scoperto, reclutano tra i nostri giovani i sicari dell’economia globale, mettono in atto con l’autorità auto-attribuitasi nelle istituzioni della Globalizzazione – Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Banca Centrale Europea – le loro strategie di “marginalizzazione economica” delle economie fino a destabilizzarne le istituzioni e gli Stati. La “strategia dell’allarmismo” e la “strategia della tensione”, praticate nell’anonimato dei“mercati finanziari”, hanno volti, nomi, cognomi e, come direbbe Federico Caffè, anche soprannomi.

In questo senso,  apprendere che  il  Parlamento europeo spinge perché sia chiusa l’esperienza fallimentare della Troika  è una notizia a dir poco dirompente. Di questi tempi, una sorta di rivoluzione copernicana. Si tratta di una una risoluzione che, di fatto, costituisce il più “istituzionale” atto d’accusa ufficiale contro le misure d’austerità introdotte in Europa dalla dalla potente Triade.

Evidentemente gli  eurodeputati, anche in relazione alla scadenza del mandato, hanno capito che ascoltare la società in questo momento è più opportuno che ascoltare i diktat della Troika la quale  nel suo opaco arroccamento non ha mai valutato le gravi conseguenze sociali di provvedimenti esageratamente restrittivi.

Ora, la speranza è che non si tratti di una mera operazione cosmetica, ma una concreta presa di posizione per mettere finalmente termine alle politiche di austerità. Il dubbio si insinua volgendo lo sguardo al notevole malcontento che potrebbe dare forza ai movimenti antieuropeisti, decisamente in ascesa nei sondaggi e nei commenti di chi ha sempre smascherato tale metodologia mercatista.

Non è più tollerabile questa fase di concentrazione del potere economico e politico che ha eroso la sovranità popolare degli Stati a tutti i livelli. In Italia poi il “ce lo chiede l’Europa” equivale di fatto ad una sottomissione che ha svuotato le istituzioni con vincoli inaccettabili di patti fiscali di manifesta irrealizzabilità.

Significativo è il richiamo  che i poteri oggi della Troika ritenuta “senza adeguato fondamento giuridico”, dovrebbero essere affidati alla Commissione, la quale  sarebbe sottoposta al controllo democratico del Parlamento. Attendiamo dunque che il Parlamento voti in aprile la relazione con cui chiederà di mandare a casa la Troika.

Questa dipendenza dei Paesi europei è durata troppo senza una concreta reazione istituzionale. Ecco perché la presa di posizione del Parlamento europeo, benché positiva,  arriva comunque tardi per rimarginare una ferita sociale di enorme gravità.  E, probabilmente, tale risoluzione parlamentare anticipa il fenomeno del voto popolare che potrebbe bocciare sonoramente le politiche europee e lo stesso euro.

Qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione sociale anche in campo nazionale, lo conferma la proposta di Legge Costituzionale  appena presentata su iniziativa dei deputati Boccadutri, Marcon e Nicchi e relativa all’eliminazione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale, conseguenza evidente dell’inutile e ingiusta austerity

Nella proposta, tra le altre cose, si legge che “diversi documenti dell’Unione europea testimoniano una transizione dei poteri dagli stati nazionali all’oligarchia dell’UE, una vera espropriazione della democrazia a favore di una tecnocrazia che risponde di fatto solo ai poteri finanziari ed a ristretti gruppi sociali che di tali politiche di austerità si stanno avvantaggiando in maniera scandalosa

L’austerità ha fallito e con essa le scelte politiche in questo senso volute dal potere abnorme  dei centri finanziari. C’è bisogno di un nuovo inizio e di una nuova Europa.


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