Prendono il nome di Documento numero 107 le linee guida varate dal governo cinese per regolare il sistema di credito ombra. Le norme non sono ancora state rese pubbliche. Il documento gira per i dipartimenti, mancano ancora conferme ufficiali ma organi di stampa come Reuters e il Financial Times hanno potuto vederne una copia.
LE SCELTE GOVERNATIVE
Diverse fonti hanno infine confermato l’approvazione data dal Consiglio di Stato, l’esecutivo della Repubblica popolare. Come scrive il quotidiano della City, le nuove regole dimostrano un atteggiamento governativo più permissivo rispetto a quanto ipotizzato nelle scorse settimane, quando del credito ombra si parlò come di un sistema “troppo grande per essere salvato”. Secondo le stime di JP Morgan si tratta di un settore pari a 36mila miliardi di yuan, ossia al 69 per cento del prodotto interno lordo cinese del 2012.
TRA LE CAUSE DEL DEBITO
Il fenomeno è considerato una delle cause del crescere del debito cinese, oltre naturalmente a essere visto come un modo meno trasparente per far girare i soldi. Tuttavia il governo ha sottolineato anche l’effetto benefico del sistema sull’economia reale, cui ha fornito credito, e il fatto che si tratti di una conseguenza inevitabile dello sviluppo finanziario.
MECCANISMO POCO TRASPARENTE
“È finito il periodo in cui fiduciarie e società di gestione del risparmio erano impegnati in affari non standard”, ha spiegato una fonte citata dal settimanale economico Caijing. Le linee guida puntano in particolare a regolare le operazioni fuori bilancio e la cooperazione delle banche con fiduciarie o altri intermediari, ossia quelle che secondo Zhu Haibin, capo economista per la Cina di JP Morgan, rappresentano la fetta più grande del settore. Le stesse banche di Stato, è emerso di recente, collocano con strumenti appositi soldi nel mercato ombra fuori dal sistema degli interessi decisi politicamente e tenuti generalmente bassi.
TRE TIPOLOGIE
Secondo quanto riporta il Financial Times, il documento, al quale si ritiene abbiano lavorato la banca centrale e gli organi di vigilanza per il settore bancario, per la borsa e per le assicurazioni, individua tre tipi di “banche ombra”. Il primo comprende le società finanziarie online e quelle società che operano senza licenza; il secondo le società solo parzialmente regolate; il terzo comprende quelle realtà che rispondono a regolamentazioni inadeguate.
IL PESO DEI TERRITORI
Per il Wall Street Journal si tratta essenzialmente di un modo per mettere in atto quanto annunciato a novembre durante il Plenum del Partito comunista sula necessità di lasciare che le forze del mercato abbiano un ruolo decisivo nell’allocazione delle risorse. In questo contesto il credito ombra rappresenta “una sfida difficile”. Da una parte, scrive il quotidiano del gruppo Murdoch, Pechino vuole incoraggiare lo sviluppo di istituzioni finanziarie non bancarie che prestino denaro alle piccole e imprese tagliate fuori dal credito dei grandi istituti di Stato. Tuttavia tra i debitori sono da includere anche i governi locali. Nei territori, secondo i dati del National Audit Office diffusi la scorsa settimana, il 43 per cento dei quasi 18mila miliardi di yuan di debito (circa 3mila miliardi di dollari) arriva da fonti non bancarie.