Pechino punta a ridisegnare l’industria delle terre rare favorendo fusioni e acquisizioni, così da far nascere sei grandi gruppi che controllino il settore. Il piano, secondo quanto riporta l’Economic Information Daily, ha già ricevuto il via libera dell’esecutivo. Studiato su iniziativa del ministero dell’Industria, ha l’obiettivo di regolare al meglio la produzione degli elementi indispensabili per i settori delle rinnovabili, dell’alta tecnologia, della difesa e delle telecomunicazioni, di cui la Cina detiene in pratica il monopolio.
REGOLE AL SETTORE
Almeno dal 2010 Pechino tenta di dare regole al settore, con l’imposizione di quote di produzione e di standard di tutela dell’ambiente più stringenti. La dirigenza cinese deve inoltre arginare il contrabbando e le aziende che estraggono e producono senza licenza.
CARICHI ILLEGALI
A dicembre l’agenzia Xinhua riferiva di carichi scoperti negli anni dalle dogane di Qingdao e Shenzhen per un totale 100 milioni di yuan, (16,5 milioni di dollari). “La produzione e il commercio illegali sono la principale minaccia per l’industria”, spiegava all’agenzia Zhang Zhong, direttore generale della Baotou Steel Rare Earth Hi-Tech Company.
ACCENTRARE I PRODUTTORI
Il piano cinese vuole ridurre il numero dei produttori, con una stretta sui più piccoli. Secondo quanto riporta la stampa locale, il principale di questi grandi conglomerati sarà il China North Rare Earths Group, istituito proprio attorno alla Baotou Steel, società della Mongolia Interna, leader del settore cui contribuisce con il 53 per cento della produzione e che proprio in questi giorni ha completato l’acquisizione di nove aziende più piccole.
I NOMI DELLE AZIENDE
Gli altri cinque gruppi saranno emanazione di due aziende statali, legate al governo centrale, ossia la China Minmetals Corporation e la Aluminum Corporation of China (Chinnalco), e di tre colossi locali: la Ganzhou Rare Earth Group, la China National Nonferrous Metals Industry Guangzhou Corp la Xiamen Tungsten Company.
IL PIANO DI RISTRUTTURAZIONE
Prima di essere incoronati, prosegue la testata, i gruppi dovranno presentare un piano di ristrutturazione e ricevere l’approvazione del ministero. Tuttavia, già in passato progetti di riorganizzazione del settore si sono scontrati con gli interessi dei potentati locali, come accadde nel 2002 con il tentativo di istituire due grandi società statali.
STRETTA ALLE ESPORTAZIONI
Secondo il Wall Street Journal, l’accentramento è un segnale della volontà cinese di una stretta sulle esportazioni, nonostante le pressioni internazionali. Lo scorso dicembre il ministero del Commercio ha annunciato che, per la prima volta in due anni, nel 2014 saranno ridotte le quote d’esportazione. Per la prima metà dell’anno l’asticella è stata fissata a 15.110 tonnellate, il 2,5 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. Certezze si avranno soltanto a luglio, quando saranno comunicate anche le quote per la seconda parte dell’anno.