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Il comizio di Renzi alla direzione Pd

“O il Pd riesce a realizzare le riforme, o saremo spazzati via e tutti ci addebiteranno la colpa del fallimento”. È quasi impercettibile la differenza tra segretario Pd e futuro candidato a Palazzo Chigi nel Matteo Renzi alla prima direzione di partito. Un discorso energico che guarda ai futuri appuntamenti elettorali, in primis le europee, e al rischio che in quell’occasione possa prevalere “l’antieuropeismo e la demagogia di Grillo e di Berlusconi”.

LETTA MISSING
Per questo, il sindaco di Firenze lascia a casa la diplomazia e manda un messaggio chiaro al governo: su legge elettorale, Jobs act e patto di governo il Pd “ci giochiamo la faccia”, non siamo interessanti ai rimpastini ma “a creare un sistema di governo che duri per i prossimi vent’anni”. L’esecutivo andrà avanti fino a quando realizza dei risultati, dice Renzi che assicura di non volere fare le scarpe a Enrico Letta ma di fargli notare gli errori per aiutarlo, perché gli vuole bene. Sarà ma è una notizia che il premier di ritorno dalla sua missione in Messico ha preferito non partecipare alla riunione, irritando così il nuovo padrone di casa.

BERLUSCONI SI’
Le bacchettate non sono solo per il governo. Il leader di Largo del Nazareno definisce “surreale” la polemica sull’incontro con Berlusconi scatenata dalla sinistra del suo partito. E indiscrezioni confermano che vedrà il Cavaliere sabato a Roma. Giusto in tempo per la prossima direzione del partito convocata da Renzi, quella ad hoc per formulare la proposta piddina sulla legge elettorale in programma lunedì.

L’ANNO COSTITUENTE
Una legge sicuramente in senso maggioritario, che dica per certo chi ha vinto e assicuri governabilità al Paese. Anche se non basta. L’aspirante sindaco d’Italia ha in mente di proporre alle altre forze politiche un accordo “alto e nobile”, così lo definisce, su legge elettorale, riforma del titolo quinto e riforme istituzionali perché il suo primo anno alla guida del Pd venga ricordato come “costituente”.
E poi ancora, direzione ad hoc sull’adesione al Pse, congressi regionali il 16 febbraio in vista delle amministrative, ius soli e diritti civili da inserire nel nuovo patto di governo. E anche se assicura che non si andrà a voto a maggio, “non accetto i ricatti”, la campagna elettorale sembra di fatto già cominciata.



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