Allora, la decisione di portare alla Camera la nuova legge elettorale il 27 gennaio, dopo troppi estenuanti patetici rinvii, sembra essere finalmente una buona notizia. Ma stiamo molto molto sul prudente!! Perché a parte il gruppo della segreteria renziana sul tema, nulla fa presumere che davvero quella data sarà rispettata e perché le premesse sono molto confuse. Sui tre modelli all’italiana scopiazzati ma scollegati dai sistemi usati nei paesi europei maggiormente consolidati – quelli tedesco e francese e spagnolo (peraltro neanche più valido) – è però assolutamente decisivo stare con i piedi bene bene piantati a terra e capiamo bene come è la politica italiana da cui invece occorrere partire per poi dedurne la legge elettorale più utile lasciando per carità e per onore, le proposte strumentali al mero tornaconto dei singoli partiti, che per ora sono uniti dall’idea che lo scenario politico debba rimanere bipolare e che di conseguenza il meccanismo di voto sia funzionale alla vittoria di una delle due coalizioni.
Siamo però lucidi una volta per tutte: il bipolarismo all’italiana si è dimostrato in vent’anni, con sei elezioni politiche, di non essere cosa adatta al nostro Paese e anche laddove c’è ha delle difficoltà evidenti. Gli italiani sono stanchissimi dell’esistente e sfiduciati circa la possibilità di un cambiamento radicale delle cose, e lo sono al punto tale che non è difficile pronosticare che al prossimo appuntamento elettorale – specie se sarà quello per l’Europa – il 50% circa non andrà a votare e che la metà dell’altra metà darà il voto ai penta stellari che dicono – hainoi!!- non sarà usato in giochi di alleanze, anzi saranno votati- i giullari- proprio per questo.
Dunque, il famoso bipolarismo, si riduce a dividersi il 25% degli elettori. In un perimetro così ristretto non si troverà il modo di far vincere con nettezza qualcuno, e quindi con possibilità di poter dar vita ad un governo stabile. Insomma, per quanto possa essere di stampo maggioritario, la nuova legge lo sarà necessariamente un po’ meno di quella che è stata cancellata. Anche ammesso (ma dubito!) che si riesca ad inventare un meccanismo di voto che consenta di far vincere qualcuno pur di fronte al solo 25% dei voti utilizzabili nel gioco della formazione di maggioranze di governo, il rischio che si corre è quello che la scarsa rappresentatività che quel partito o quella coalizione può vantare nella società renda l’esecutivo e la maggioranza che lo esprime così fragili da non poter stare in piedi più di tanto.
Insomma siamo in una situazione incancrenita con il governo Letta preso a scudisciate giornalmente e inutilmente. Non sarà una legge elettorale piuttosto che un’altra a placare l’ira degli italiani e la voglia di mandare a casa tutti, magari anche quelli più giovani (se si sono già adeguati nei vecchia arnesi!). Lo abbiamo già visto un anno fa a febbraio 2013, e si è data la colpa al Porcellum (per via di quella difformità di assegnazione del premio di maggioranza al Senato rispetto alla Camera), mentre la verità è che quella era la prima di una serie progressiva di spallate al sistema che gli italiani vogliono dare e con l’aiuto senz’altro grande della Corte che ha rimesso in pista il grosso grosso problema di una classe dirigente dannosa a se stessa e al paese. Ora ricommettere lo stesso errore sarebbe imperdonabile e soprattutto irrevocabilmente autodistruttivo.