Lo scandalo del Datagate fa sentire le sue ripercussioni anche sul Forum mondiale dell’economia di Davos. Qui è stata annunciata una commissione indipendente di policy makers internazionali di alto profilo, la Global Commission on Internet Governance, che svolgerà un’indagine sul modo in cui i governi usano i dati di Internet e proporrà regole per proteggere i diritti dei cittadini online.
Il panel conta 25 membri e sarà presieduto da Carl Bildt, ministro degli Esteri svedese; il focus principale è l’aumento del controllo di Stato sulle attività online. “Nella maggior parte dei paesi cresce l’attenzione per i temi della libertà, della sicurezza e della governance di Internet. Sono tre temi collegati”, ha detto Bildt. “La rapida evoluzione della rete è stata possibile grazie a un modello aperto e flessibile che oggi è sotto attacco. La libertà di Internet è fondamentale come la libertà di informazione e di parola”.
Sono temi che preoccupano anche le aziende dell’hitech: Marissa Mayer, chief executive di Yahoo, ha dichiarato che la fiducia nelle Internet companies ha subito un forte danno dallo scandalo del Datagate e John Chambers, chief executive di Cisco, ha chiesto “Regole chiare per tutti”, perché oggi c’è “il Far West”.
Microsoft è andata oltre le dichiarazioni. Con uno “strappo” nei confronti del resto dell’industria, ha deciso di permettere ai suoi clienti stranieri di optare per la conservazione dei loro dati personali su server situati fuori dagli Stati Uniti, in qualunque altro data center di sua proprietà, offrendo così protezione dai rischi di intercettazione da parte della Nsa. Le grandi aziende americane dell’hitech, e in particolare le Internet companies, si erano finora espresse compatte contro lo storage locale dei dati, che ha alti costi.
Anche il vice-presidente della Commissione europea Neelie Kroes ha parlato di sicurezza del web a Davos, indicando che questo potrebbe essere il prossimo settore industriale di eccellenza per l’Europa: “Immaginate se diventassimo noti come lo spazio online più sicuro del mondo”, ha osservato la Kroes. “Se i nostri cloud provider fossero i più fidati; se imponessimo obblighi legali per la gestione dei cyber-rischi; e così via”.
Altre dichiarazioni della responsabile all’Agenda Digitale Europea sono probabilmente risultate gradite alle Internet companies e molto meno alle telco. La Kroes vuole un Internet aperto, un’Europa connessa dalla banda ultra-larga e un mercato delle telecomunicazioni unificato. Che tuttavia sarebbe ostacolato dal roaming e dai vecchi meccanismi tariffari delle telco con cui si “spillano soldi” ai consumatori anziché offrire nuovi servizi moderni. Le aziende telecom, per la Kroes, “frustrano il bisogno di connettività” dell’Europa e restano ancorate a modelli di business obsoleti e non più sostenibili.