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Tutte le magagne della sentenza sulla legge elettorale

Una sentenza che non semplifica ma complica le cose. Il professore emerito della Sapienza nonché “saggio” sulle riforme del governo Letta, Francesco D’Onofrio, è d’accordo con le critiche avanzate da molti costituzionalisti, da Augusto Barbera a Michele Ainis, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Consulta sulla legge elettorale.

IL NODO DELLE PREFERENZE

“C’è una incongruenza molto forte per quel che riguarda le preferenze che secondo la Corte vanno reintrodotte per recuperare il rapporto tra i cittadini e i propri eletti”,  spiega il costituzionalista D’Onofrio: “Da una lato i giudici confermano che è indispensabile avere una legge elettorale per un principio di continuità delle istituzioni: non si può rimanere senza gli organi costituzionali. Dall’altra afferma che si tratta di ‘inconvenienti meramente tecnici’ ai quali si può rimediare con un atto amministrativo”. Non è così secondo l’ex ministro: “Occorre un atto normativo, non regolamentare, per reintrodurre le preferenze quindi c’è bisogno di una nuova legge elettorale”. Lo stesso concetto espresso in un’intervista oggi al Corriere della Sera da Augusto Barbera che definisce “imbarazzante” questa facoltà concessa al governo, “scavalcando l’obbligo della riserva di legge in materia”.

RITORNO ALLA PRIMA REPUBBLICA

Per D’Onofrio la strada è quindi una sola: “Prima dello scioglimento delle Camere è indispensabile fare la riforma elettorale. Altrimenti si andrebbe a votare con un sistema proporzionale con liste bloccate. E non è questo che vuole la Corte”. Un proporzionale da Prima Repubblica di cui parla oggi Stefano Folli nel suo punto sul Sole 24 Ore. Un sistema che forse solo Matteo Renzi e il suo Pd è interessato a cambiare con una riforma di tipo maggioritario, fa notare l’editorialista: “Questo spiega perché la riforma è ancora in alto mare e forse lì resterà”.

DOPPIA PREFERENZA

Altro punto controverso è poi il riferimento dei giudici alla “preferenza unica”. Ma, si chiede D’Onofrio, “la doppia preferenza per garantire la parità di genere prevista dalla Costituzione così che fine fa?”.



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