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Due considerazioni su Renzi e il Jobs-act

C’è in Italia un bisogno di cambiamento urgente che da troppo tempo è stato ignorato o fintamente riconosciuto.

Le prime indiscrezioni sul Jobs-act di Renzi lasciano presagire qualche cosa di molto positivo per l’Italia. Finalmente un progetto politico sistemico che potrà cambiare radicalmente la condizione di stallo in cui il Paese versa.

Importanti sono le premesse di questo progetto: 1) un documento non chiuso e aperto ai contributi di tutte le anime del PD, quindi emerge la volontà di una collegialità che fa partito, e questo, almeno per me è fondamentale, 2) il riconoscimento dell’importanza della società civile (classe imprenditoriale) come motore del lavoro e del progresso.

Sul punto 2 però occorre essere cauti. Andare a braccetto con gli imprenditori non è sempre un bene, specialmente se poi si intrecciano meccanismi di interessi specifici. Il rischio è il clientelismo sfacciato.

Il lavoro lo creano gli imprenditori, dice Renzi, sì ma il lavoro lo fanno i lavoratori e la produzione la mandano avanti i braccianti. Le risorse umane sono il vero target e investimento, non solo la creatività di questo o quell’imprenditore. L’imprenditore è solo un anello dell’ingranaggio, Renzi farebbe bene a non dimenticarlo.

I lavoratori hanno bisogno di tutele, di garanzie e di sicurezza. La condizione di precarietà e di incertezza esistenziale si è spinta fin troppo oltre il limite accettabile. I dati sull’occupazione e sulla disoccupazione sono allarmenti, ma ancora più allarmante è il dato degli inattivi e dei disillusi.

Su queste analisi rimando a un articolo che ho scritto altrove partendo dal testo del prof. Emilio Reyneri sul mercato del lavoro italiano.

La sinistra italiana non deve dimenticare il suo primo riferimento politico, culturale ed elettorale: i lavoratori! Il lavoro è dignità e la dignità va difesa. Non è o il lavoratore o l’imprenditore a fare la differenza, ma entrambi insieme. Altrimenti si possono avere degenerazioni pericoloso, una logica eccessivamente protettiva da un lato o lassiva dall’altro, un imprenditorialismo sregolato e un lavoro sempre meno protetto.

A Renzi, a cui rinnovo gli auguri di buon lavoro e a cui concedo fiducia su queste proposte, chiedo di non dimenticare (cosa che fa sistematicamente) i lavoratori. Va bene la foto con Cavalli o Diego Della Valle, o anche la foto con Armani. Ma dietro a quelle persone ci sono migliaia di braccia e menti creative, energiche e bisognose di attenzione che il segretario del più grande partito di centro sinistra non può e non deve ignorare.

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