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Ecco perché l’enfasi sul calo dello spread è trionfalismo fatuo

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Lo spread tra i Btp decennali e gli analoghi Bund tedeschi è sceso nuovamente sotto la soglia psicologica del 2%. Per il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, “ci sono ora più risorse a disposizione per la crescita”. In realtà il semplice raffronto sincronico in termini nominali dei tassi italiani e tedeschi non permette in alcun modo di capire se la situazione sia o meno effettivamente migliorata.

I NUMERI

I Btp pagano oggi un premio per il rischio più alto o più basso di quanto non si verificasse il 3 gennaio del 2013? Per capirlo si deve entrare nei numeri dell’inflazione italiana e tedesca e partire dai dati storici. Il 3 gennaio del 2013 lo spread Btp/Bund era a 275; esattamente un anno dopo valeva 199 punti base (peraltro tre in più dei Bonos spagnoli decennali che il 3 gennaio del 2013 pagavano un premio di ben 363 punti sui Bund).

L’INFLAZIONE

Eurostat ha misurato pari al 3,3% l’inflazione media italiana del 2012 contro il 2,1% tedesco, significa che, a parità di rischio tra i due Paesi, i Btp avrebbero dovuto pagare l’1,2% in più dei Bund (assumendo scadenze istantanee, ndr) cioè 120 punti base per compensare il carovita. L’ultima asta di fine dicembre 2012 assegnò i Btp con uno yield lordo del 4,48%, significa che il rendimento reale era solo dell’1,18% (in qualche modo questo è il premio per il rischio chiesto dagli investitori per passare dai Bund ai Btp).

I CONFRONTI

Lo scorso 3 gennaio il rendimento dei Btp era sceso di poco: al 3,93% cioè poco più di 50 bps in un anno. Ben diverso è stato il calo dell’inflazione: pari allo 0,7% per Eurostat (quella di Berlino è scesa solo all’1,6%) e all’1,2% per Istat nel 2013. Il rendimento reale dei Btp è quindi schizzato al 3,73% (o al 3,23% per dati Istat) e con esso il premio implicito per il rischio chiesto dagli investitori. Insomma la forte discesa dell’inflazione non è stata assorbita dallo spread, infatti il differenziale reale all’inizio del 2013 tra i titoli tedeschi e quelli italiani era dell’1,55%.

I RENDIMENTI DEI BUND

Oggi, poi, a parità di rischio, i Bund devono compensare i 90 bps di differenziale inflazionistico tra Italia e Germania rispetto a un anno fa per mantenere gli investitori indifferenti rispetto al loro potere di acquisto effettivo, quindi è salito il rendimento nominale dei Bund contribuendo, solo per la spinta della maggiore inflazione tedesca, a ridurre lo spread nominale Btp/Bund.

CONCLUSIONE

Insomma, il premio per il rischio sui Btp è peggiorato al netto dell’inflazione perché oggi gli investitori pretendono un rendimento reale superiore a quanto richiesto un anno fa. Un effetto di deterioramento che si trasmette sull’intera economia reale, con le ovvie sfumature dei diversi casi, e che smorza i facili entusiasmi del dato secco sullo spread.

Leggi il commento su Italia Oggi


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