Eike Batista, chi è costui? Passerà alla storia come l’uomo che ha bruciato nel petrolio una montagna di dollari, nel giro di un anno e mezzo. Per la Bbc è il peggior amministratore delegato del 2013. La classifica è stilata da un professore di strategia aziendale della Tuck School of Business, Sydney Finkelstein.
“Per stilare la classifica – scrive Finkelstein – ho cercato la risposta a tre domande: la società guidata da questo ad ha sofferto un precipitoso crollo della performance in termini di prezzo azionario, cassa, quota di mercato, o altre voci di bilancio? Ancora, l’ad è colpevole perché sapeva o avrebbe dovuto sapere cosa c’era da correggere e non ha saputo aggiustare la rotta? Infine, le azioni o l’inazione dell’ad, sono prova di una significativa violazione della governance o della leadership?”. L’intento è escludere i fallimenti che prescindono dal controllo del manager e quello della Ogx di Eike Batista è del tutto imputabile a lui stesso.
X, per moltiplicare la ricchezza
A capo della holding Ebx, Batista non poteva fare a meno di mettere una X nel nome di ognuna delle sue aziende. X, come il segno della moltiplicazione, un simbolo portafortuna che avrebbe contribuito ad amplificare la ricchezza. Tutto ha inizio quando il magnate 56enne, grande uomo di marketing, decide di raccogliere fondi che gli serviranno per estrarre 10 miliardi di barili di petrolio al largo di Rio De Janeiro: numeri da capogiro, ma lui è convincente e gli investitori arrivano in massa con 20 miliardi di dollari. “Batista – scrive Finkelstein – ha impiegato molte energie per far crescere l’interesse intorno al suo progetto e quasi nessuna per l’implementazione, per poi dare la colpa a tutti, meno che a se stesso, quando Ogx ha perso il 95% del suo valore”. Lo stesso manager ha perso il 99% del suo patrimonio, passato da 30 miliardi a 300 milioni di dollari.
Sul tetto del mondo
Fine dei sogni di gloria. Eppure il tycoon del petrolio carioca a inizio anno giurava che avrebbe scalato la classifica dei ricconi di Forbes, in cui figurava settimo, per ottenere la prima posizione. Non c’era motivo di non credergli: la sua prima sostenitrice era il presidente Dilma Rousseff che lo giudicava un modello di imprenditore unico nel suo Paese, da imitare. D’altronde con un impero fatto di 15 aziende, sei quotate sul Bovespa, che spaziavano dall’energia (Ogx e Mpx) alla logistica (Llx), alle miniere di Mmx alle grandi navi di Osx, all’entertainment di Imx, era quasi impossibile sbagliare.
Anche considerando che Eike non è uno sprovveduto, ma il figlio, insieme a cinque fratelli, dell’ingegner Eliezer Batista, patron del gruppo minerario Vale do Rio Doce, uno dei leader mondiali nel settore. Educazione tedesca, come la madre, carattere brasiliano: le cronache abbondano di particolari sulle sue stranezze. La prima gioventù trascorsa all’estero, una Mercedes da mezzo miliardo parcheggiata in salotto, una passione sfrenata per i motoscafi offshore. E una coniglietta di Playboy, Luma de Oliveira, per cui perde la testa nel 1991 e la sposa mettendosi contro la famiglia, dopo aver annullato alla vigilia le nozze con la sua fidanzata ufficiale. Da Luma ha due figli maschi e il matrimonio dura fino al 2004.
Storia di un tracollo
Quanto agli affari, a inizio ottobre del 2013 è chiaro che il petrolio al largo di Rio non c’è o non ce n’è quanto previsto o che Ogx non è in grado di estrarne abbastanza: fatto sta la società riesce a estrae solo il 25% di quanto pianificato e non onora il pagamento di 45 milioni di euro dovuti agli obbligazionisti. Stando ai documenti ufficiali, Ogx ha 11,2 miliardi di real (5,1 miliardi di dollari) di debiti. Per cercare di salvarla Batista depaupera anche le consorelle e le indebita a loro volta. Le cose continuano a peggiorare e il 4 novembre è costretto ad annunciare la bancarotta, la maggiore dell’America Latina. A rimetterci le penne sono investitori istituzionali Usa come Pimco e BlackRock, che hanno in portafoglio una fetta rilevante dei 3,6 miliardi di bond della società, e solo per questo Batista non trascina con sé tutta l’economia brasiliana. E tanto rapidamente come era sorta la stella di Batista sparisce dal firmamento della finanza.