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Elezioni in Sardegna, tutto quello che c’è da sapere

I giochi sono fatti. Le elezioni regionali in Sardegna, in programma il 16 febbraio, hanno ufficialmente 34 simboli e 7 pretendenti al trono. Tra loro, non c’è traccia del primo partito delle politiche di febbraio sull’Isola. Il Movimento 5 Stelle rinuncia clamorosamente alla corsa a causa delle guerre fratricide al suo interno. Così, mentre per le elezioni europee Beppe Grillo annuncia in pompa magna la sfida con tanto di programma in sette punti, sul flop in terra sarda spiega dal suo blog: “Le liste presentate erano in profondo disaccordo tra loro e questa situazione perdurava da mesi nonostante i numerosi tentativi proposti di trovare una composizione. Il M5S non è a caccia di poltrone e la partecipazione a una competizione regionale non è obbligatoria. In futuro, in casi simili, si adotterà la votazione di tutti gli iscritti nella Regione ai singoli candidati e la lista sarà composta per ordine di voto”.

IL “PROF” DEL PD

Chi può provare ad approfittare dei 270mila voti grillini ora in libertà è il Partito Democratico che ritrova compattezza e candida nell’ultimo giorno utile Francesco Pigliaru, 59 anni, di Sassari, economista, assessore alla programmazione economica nella prima giunta Soru. La prima a congratularsi con lui è la vincitrice delle primarie del settembre scorso, l’europarlamentare Francesca Barracciu, esclusa perché indagata in merito all’inchiesta sui fondi dei gruppi regionali.

Toccherà al prorettore dell’università di Cagliari provare a sottrarre la regione al centrodestra e al governatore uscente, Ugo Cappellacci che ci riprova in una coalizione formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Unione di centro, Unione dei sardi e Riformatori sardi. Grande assente in una prima vera prova elettorale il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.

SFIDA SULL’IDENTITA’

Saranno le tematiche “identitarie” a segnare la cifra di questa campagna elettorale. Lo dimostra per esempio la lettera scritta in sardo da Cappellacci a Enrico Letta e il “battage” dei suoi sostenitori contro l’inutilità di un nuovo “professore” per la politica dell’isola, dopo l’esperienza del bocconiano Monti al governo.

In questo senso si leggono le altre candidature in campo: l’ex governatore e capo di “Unidos” Mauro Pili, Pier Franco Devias per il “Fronte indipendentista unidu”, Gigi Sanna per il “Movimento zona franca”.

L’OUTSIDER CHE PIACE A LERNER

E soprattutto va in questa direzione l’auto-candidatura della scrittrice Michela Murgia, vincitrice del Premio Campiello nel 2010, alla guida di “Sardegna Possibile”. Di idee indipendentiste (è infatti sostenuta da ProgRes – Progetu Republica), l’autrice di Accabadora è impegnata in un tour palmo a palmo delle città sarde da ormai molti mesi per far conoscere le sue istanze. C’è chi come Gad Lerner ha auspicato che fosse lei la candidata del centrosinistra: “Sarebbe un atto di modestia, ma anche di lungimiranza, se giunti a questo punto il Pd stipulasse un accordo con la Murgia per evitare un bis di Cappellacci e del suo piano di cementificazione e svendita della Sardegna a interessi esterni all’isola”, scriveva il giornalista sul suo blog mentre il Pd brancolava nel buio dopo l’avviso di garanzia a  Barracciu. Le cose non sono andate così e la scrittrice guarda oltre: “La vera sfida è tra noi e il Pdl di Cappellacci”. Già pronta la sua ipotetica squadra di assessori in caso di vittoria. Ma prima c’è lo scoglio della raccolta firme: 12mila quelle necessarie da presentare entro il 13 gennaio.



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