UPDATE 7 gennaio 2013
Con una nota pubblicata il 6 gennaio sul Quotidiano del Popolo, il ministero della Difesa cinese ha smentito e definito infondate le indiscrezioni sull’istituzione di un comando operativo congiunto. Forse colpa della traduzione in inglese, scrive il dicastero con riferimento a quanto riportato dal China Daily,una delle voci ufficiali di Pechino rivolta agli stranieri.
L’agenzia Reuters ricorda tuttavia una nota dello scorso novembre in cui il portavoce del ministero, Yang Yujun, definiva il comando operativo congiunto una necessità, parlando di sistema “con caratteristiche cinesi”.
3 gennaio 2013
L’istituzione di un comando operativo congiunto, parte della riorganizzazione dell’Esercito popolare di liberazione cinese, si farà a “a tempo debito”. La modernizzazione delle Forze armate di Pechino non passa soltanto per lo sviluppo e l’acquisto di sistemi d’arma, ma anche per l’organizzazione interna e per l’integrazione delle strutture regionali, una delle sfide maggiori per il Paese, spiega Reuters.
Un sistema che prevede un comando congiunto “è una necessità nell’era dell’informazione”, scrive il China Daily, citando il ministero della Difesa. Ci sono già programmi pilota, nella tradizione cinese che prova localmente alcune riforme per poi estenderle a livello nazionale quando danno risultati positivi.
LA RIORGANIZZAZIONE SECONDO I GIAPPONESI
La precisazione della Difesa cinese arriva a stretto giro dopo lle rivelazioni dello Yomiuri Shimbun sulla riorganizzazione della struttura militare di Pechino sul territorio. Secondo quanto riportato dal quotidiano giapponese, le sette regioni militari in cui è divisa la Repubblica popolare saranno accorpate in cinque aree. In ognuna di queste aree un comando unificato coordinerà le forze di mare, terra, aria e il settore missilistico.
I PROSSIMI CINQUE ANNI
Il piano di cui parla la stampa nipponica prevede in particolare che entro i prossimi cinque anni le regioni militari di Jinan, Nanchino e Guangzhou si trasformino in altrettante aree che copriranno rispettivamente il Mar Giallo, il Mar cinese orientale e il Mar cinese meridionale. Le altre quattro -Pechino, Shenyang, Lanzhou e Chengdu – saranno accorpate in due regioni, senza che sia ancora stato stabilito un calendario.
UN NODO DEL PLENUM
Gli esperti sottolineano come la riforma della struttura militare sia uno dei nodi affrontati nel corso del Terzo Plenum del diciottesimo comitato centrale del Partito comunista dello scorso novembre. Tra le decisioni dell’assemblea c’è anche l’istituzione di una commissione per la sicurezza, il cui compito sarà far parlare la Cina con un’unica voce nelle crisi interne ed esterne.
RAFFORZARE MARINA E AERONAUTICA
Quanto si sa finora sulla riforma dimostra inoltre una maggiore attenzione per la forze della Marina e dell’Aeronautica, mentre Pechino è coinvolta in dispute territoriali con Vietnam, Filippine e Giappone per il controllo di isolotti in gran parte deserti, ma in tratti di mare i cui fondali sono ricchi di risorse naturali e posti in posizione strategica per il controllo delle rotte.
LE ISOLE CONTESE
Senza contare le polemiche e gli attriti con Corea del Sud e Giappone per l’istituzione a fine novembre di una zona di identificazione aerea che si sovrappone a quelle di Seul e Tokyo e include tra gli altri le isole Senkaku-Diaoyu, contese con i nipponici. Mentre sullo sfondo c’è il pivot asiatico degli Stati Uniti e il riposizionamento strategico e militare di Washington nella regione del Pacifico.
RISPOSTE MIGLIORI
Secondo il professor Ouyang Wei della National Defense University of the People’s Liberation, la riorganizzazione servirà a rispondere più velocemente a eventuali rischi. Il sistema del comando unificato, ha però aggiunto citato dal China Daily, è in uso da decenni in Occidente ed è servito a ridurre l’eventualità di conflitti.
LA SPESA MILITARE
Parole che sembrano voler rassicurare. Negli ultimi anni l’aumento della spesa militare cinese ha avuto percentuali a due cifre. Lo scorso anno l’aumento è stato del 10,7 per cento fino a toccare i 114 miliardi di dollari. Appena due giorni fa la prima e unica portaerei cinese, la Liaoning, ha completato con successo un viaggio nel Mar cinese meridionale. Sono invece del 2011 i primi test per caccia con tecnologia stealth.
MAGGIORE EFFICIENZA
“Una maggiore efficienza militare non significa necessariamente aggressività”, ha spiegato Zhao Xiaozhuo dell’Accademia per le scienza militari dell’Epl secondo cui la Cina ha spiegato più volte i propri intenti pacifici, ma è tempo che “migliori la propria abilità in combattimento”.
Alla spesa cinese fa da contraltare nella regione l’attivismo nipponico del primo ministro Shinzo Abe. Il governo giapponese ha deciso l’aumento della spesa militare per i prossimi cinque anni. Il premier Abe non fa inoltre mistero di voler rivedere la costituzione pacifista imposta a Tokyo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, trasformando le forze di autodifesa in un esercito regolare.