Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco come rottamare le discariche

rifiuti

Ancora il 45% di spazzatura finisce in discarica. E molti di questi rifiuti spesso non sono trattati. Troppa roba, 14 milioni di tonnellate circa, che il nostro sistema “rifiuti” non gestisce come dovrebbe, e che colloca l’Italia tra i peggiori Paesi dell’Ue. Eppure la raccolta differenziata non è da “buttare”, ma necessiterebbe di un Piano per l’efficienza dell’intero sistema. Il presidente di Federambiente, Daniele Fortini, spiega in una conversazione con Formiche.net come il nostro Paese sia ancora troppo legato alla discarica per smaltire i rifiuti prodotti, senza dimenticare cosa si potrebbe fare per rinunciare a questa pratica.

Un problema, quello della discarica, che per esempio a Roma ha portato ad alcune infrazioni comunitarie e a un’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il proprietario dell’impianto di Malagrotta, Manlio Cerroni.

Anche l’Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta capitolina, non sembra riuscire a stare al passo con le richieste di cambiamento; fino alle dimissioni, quattro giorni dopo la nomina, del nuovo presidente voluto dal sindaco Ignazio Marino, che ne ha chiesto anche l’allontanamento per non aver rivelato di esser indagato.

TRA I PEGGIORI IN EUROPA
L’Italia ha uno dei dati peggiori in Europa sull’uso della discarica – osserva Fortini – siamo ancora oltre il 45%: significa che dei 30 milioni di tonnellate prodotte nel 2013 circa 14 milioni sono finite in discarica”. La cosa che spiazza è che “di queste 14 milioni di tonnellate ad essere trattato è circa il 40%”. Ma per esempio “in Lombardia vengono stabilizzati”. Tra le regioni peggiori ci sono “la Calabria, la Sicilia e la Puglia”. Tra le migliori, “la Lombardia che pone in discarica l’8%, così come il Friuli Venezia Giulia”.

TRE PUNTI PER LA DISCARICA
Il primo elemento – spiega il presidente di Federambiente – è il costo: smaltire in discarica è infatti più conveniente rispetto ai costi di un sistema evoluto; anche se il peso delle eco-tasse comincia a crescere, ma un disincentivo alle discariche ancora non c’è”. Poi, un altro aspetto, sta “nella facilità all’uso delle discariche: sono pur sempre “vasche”, anche se controllate, ma non c’è un valore tecnico e industriale”. L’ultimo punto è legato alla capacità amministrativa: “Soprattutto nelle regioni meridionali, dove si fa un gran uso delle discariche, che spesso sono private, consente alla pubblica amministrazione di sgravarsi di alcune precise responsabilità”.

TAGLIARE L’USO DELLA DISCARICA
Ci sono alcune proposte per procurare fortissime penalizzazioni per le discariche, soprattutto di tipo fiscale – rileva Fortini -, anche perché le norme sono stringenti: in discarica non possono essere conferiti rifiuti senza un processo di trattamento”. L’obiettivo, dice, “dovrebbe essere di raggiungere almeno la quota della Germania del 5%; addirittura Austria e Svezia sono tra l’1% e il 3%. Paesi in cui c’è un combinato di recupero di materia e di energia, e che mandano in discarica soltanto la parte residuale del ciclo”.

MEGLIO DIFFERENZIARE
Raggiungiamo il 41% di raccolta differenziata – prosegue Fortini –, non possiamo considerarci tra i Paesi più indietro. E riusciamo ad arrivare a quei livelli facendolo soltanto con 10 regioni: la tendenza media è alta al nord; in questo modo si riesce a compensare il sud. Siamo superiori alla Francia”.

QUELLO CHE MANCA
Il vero problema, aggiunge, è “il deficit nel recupero di energia, che copre soltanto il 15% mentre in Europa raggiunge e supera il 40%. Il tema non è quello di avere più impianti di incenerimento, ma portare a efficienza il sistema nazionale in cui ci sono decine di impianti piccoli e vecchi e non sempre efficienti, per i quali una politica comprensibile sarebbe un adeguato ciclo di decomissioning”. Si dovrebbe poi “pensare a dei Piani per le grandi città metropolitane: ci sono infatti molte città che ancora hanno dei grandi problemi”, tipo “Genova, Bari, Catania, la stessa Roma”. Infine sarebbe necessario “capire che tipo di pianificazione nazionale si vuole attuare per lo sviluppo della differenziata e del riciclo, anche per pensare quali sono gli impianti che servono al Paese”.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter