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Siamo proprio sicuri che paghiamo troppe tasse? Tesi e numeri controcorrente

Tutto ebbe inizio il 21 maggio del 2013, quando scrissi questa e-mail al mio editore e amico Giuseppe Laterza:

Caro Pepe,

nei giorni scorsi, a sentire questa battaglia per togliere l’IMU sulla prima casa mi è venuto in mente di scrivere un piccolo saggio per la tua collana «Idòla».
Il titolo potrebbe essere: Tartassati dalle tasse? Falso!. Non so se questo tema sia già stato affrontato e mi rendo conto che è un’affermazione
poco popolare.

Lo sviluppo potrebbe essere:

1. Paghiamo troppe tasse? Andiamo a vedere. Il rapporto tra totale tasse (compresi i contributi sociali) e PIL è tra i più alti d’Europa (3,5 punti di PIL in più rispetto alla media dei 27 paesi europei), ma se escludiamo i contributi sociali (che non sono tasse ma risparmio forzoso che ci ritorna come pensioni) la differenza si riduce (2,8 punti in più) e siamo più prossimi alla media europea. Altri paesi, come il Belgio, la Finlandia, la Svezia, la Danimarca e lo stesso Regno Unito hanno percentuali più elevate delle nostre. A questo punto ci sarebbero alcune obiezioni.

2. Sì, ma in Italia ci sono gli evasori sicché la reale pressione fiscale pesa su un numero più ristretto di soggetti che sono tartassati. Bisogna distinguere. Se esiste del PIL sommerso, allora la pressione fiscale effettiva sul PIL sarebbe più bassa e non potremmo più dire che paghiamo troppe tasse, ma solo che le paghiamo male. Se invece il PIL è corretto, ma le tasse le pagano in pochi, allora occorre spostare la tassazione dai redditi alle cose e alle case (che si nascondono meno facilmente), che significa più IVA e più IMU: le due tasse contro cui si combatte oggi.

3. Comunque paghiamo molte tasse perché abbiamo un eccesso di spesa pubblica con molti sprechi; basta eliminare gli sprechi per ridurre le tasse. In realtà la spesa pubblica è eccessiva solo per gli interessi sul debito (contratto anche perché nel passato abbiamo pagato poche tasse) e per le pensioni (che sono redditi delle persone e controparte dei contributi sociali versati, a parte limitate eccezioni). Forse spendiamo male, ma non spendiamo troppo. E bisogna sempre ricordarsi che gli sprechi sono sempre quelli degli altri e mai i soldi che riceviamo.

4. Se ci fosse il federalismo fiscale, avremmo meno spesa pubblica e quindi meno bisogno di tasse. In realtà la spesa pubblica è aumentata con la creazione delle Regioni le quali, governando la spesa e non le entrate, chiedono allo Stato centrale sempre più soldi.

5. Ma in definitiva gli italiani ricevono dallo Stato molto meno di quanto danno. Non è vero, perché in questo caso non ci sarebbe un disavanzo pubblico. E non è neanche vero che da una parte ci sono quelli che pagano e dall’altra quelli che ricevono: il bilancio pubblico italiano riduce di poco
la diseguaglianza nel nostro paese. Proprio perché restituisce a chi paga gran parte e spesso di più di quanto versato.

6. Ma allora, perché tutti (grandi opinionisti compresi) chiedono una riduzione delle tasse? Perché ci sentiamo poco cittadini di questo Stato (carenza di spirito civile) e siamo un paese di ricchi: per due terzi, la popolazione è mediamente benestante e vorrebbe pagare meno tasse ma avere gli stessi (o più) servizi. I poveri interessano poco e non hanno voce in capitolo, tanto più che i media italiani sono in mano a soggetti ricchi o a corporazioni di gente ricca. Tutti questi fanno parte della lobby della riduzione delle tasse, che è emersa soprattutto negli anni del berlusconismo.

Dammi un tuo parere.

Ciao
Enzo

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