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Caro governo Letta, perché non provi a misurare la qualità delle leggi?

Il tema della qualità della produzione legislativa non è sexy. Lo sappiamo. Ma è tremendamente importante per stabilire la salute di una democrazia. La capacità di fare delle legge efficaci è, infatti, prerequisito per il funzionamento di un sistema democratico.

IL TERMOMETRO DELLA FIDUCIA
E dirò di più è il termometro delle fiducia tra cittadini e Stato: migliore la qualità dell’attività legislativa e alta la sua trasparenza, maggiore la fiducia verso la politica. Il sottosegretario Giovanni Legnini nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla semplificazione legislativa ha reso nota la seconda rilevazione sul monitoraggio legislativo del Governo. È un documento interessante in quanto vuole essere una sorta di metro di giudizio, per usare le sue stesse parole della “qualità della legislazione primaria e della capacità delle amministrazioni centrale di garantire l’attuazione delle leggi attraverso la tempestiva adozione di provvedimenti secondari ad esse demandati”.

DIVERSE LETTURE
I risultati possono essere letti in diversi modi e molto dipende da quale giudizio si vuole dare a questo Governo (e ai precedenti). Esercizio da cui stiamo volentieri lontano. Sottolineiamo solo alcuni dati: sono aumentate le leggi auto applicative, cioè che non necessitano di decreti attuativi per essere efficaci, ma nello stesso tempo i provvedimenti attuativi rimangono 311 (per il solo Governo Letta) di cui 272 non adottati e tra questi 155 senza termine espresso (che tradotto significa che difficilmente vedranno la luce).

TROPPE LEGGI, POCA EFFICACIA
Per chi fa il lobbista da ormai dieci anni questi dati sono usuali e possono essere sintetizzati in “si legifera tanto e con scarsa efficacia”. È un dramma perché al netto del contenuto della legislazione, positivo o negativo dipende dalle situazioni, il tessuto produttivo del nostro Paese, gli investitori esteri, la stessa società civile chiedono espressamente certezza legislativa, che in genere è inversamente proporzionale al numero di leggi, e efficacia, il cui nemico numero uno sono appunto i decreti attuativi (o il ritardo della loro emanazione se siete più ottimisti). E qui, oggettivamente, siamo messo molto male.

L’INFLUENZA DEI LOBBISTI
Facendo il lobbista ho sempre pensato che la qualità della produzione legislativa sia strettamente legata alla qualità dell’attività di lobbying, almeno in un’accezione ampia del termine. E quindi guardo al tipo di analisi presentate dal Governo quasi come un metro della mia capacità professionale. In sostanza se la capacità di fare meglio le leggi aumenta, migliore è stata l’attività di chi ha influenzato, a vari livelli, tale capacità. Se questa mia affermazione fosse corretta, e lo credo fermamente se no tradirei lo spirito della mia professione, il tema dell’accountability e della trasparenza della produzione legislativa così come presentata dal Governo manca almeno di due aree di indagine.

ASSENZA DI RIFLESSIONE
La prima è la totale assenza di una riflessione sulla qualità della partecipazione delle parti interessate nella fase di scrittura delle leggi. In particolare sarebbe importante un dato che illustri l’effettivo utilizzo – previsto per legge ma spesso (sempre?!) disatteso – dell’AIR (Analisi impatto regolatorio) che richiederebbe una rilevazione appropriata delle esigenze dei cittadini, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche interessate dal provvedimento attraverso una consultazione mirata. Per farla semplice dovrebbe essere il momento, normato per legge, dove gli interessi particolari rappresentino i loro interessi e avanzino in modo trasparente le loro proposte. Cioè, l’AIR sarebbe lo strumento con cui anche lo Stato Italiano istituzionalizza un processo trasparente di lobbying. Perché allora il Governo non ci dà qualche numero su come è o non è utilizzato l’AIR?

IL RUOLO DEL PARLAMENTO
La seconda è la totale assenza di un numero che provi a identificare la qualità dell’intervento del Parlamento in sede di produzione legislativa. Siccome il 99% delle leggi di questo Paese sono di ispirazione governativa, quale è, ad esempio, il numero di emendamenti parlamentari approvati e quindi il tasso di modifica di un testo governativo da parte del Parlamento? Sarebbe un modo per valutare l’efficacia del ruolo del Parlamento. Ma anche su questo aspetto l’analisi del Governo brilla per mancanza di approfondimenti come se la produzione legislativa fosse una prerogativa dell’esecutivo (legge primaria) e della burocrazia (legge secondaria).

MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA
Perdonate l’accostamento ardito ma se si vuole davvero provare a misurare l’efficacia della produzione legislativa ci interessa sapere anche la qualità dell’attività di Parlamento e Lobby. Non sarebbe forse corretto? Non aiuterebbe forse tutti ad avere maggiore consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie responsabilità? Direi proprio di sì. Caro sottosegretario, vogliamo dunque provare a migliorare questo monitoraggio? Io, per quanto riguarda la lobby, sono a disposizione.


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