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Il gioco delle tre carte di Renzi

Il sistema di voto dei sindaci (che ricorda, in parte, quello francese) è gradito ad Alfano, ma non a Berlusconi. Il Mattarellum (con premio di maggioranza) piace a Forza Italia, ma non al Nuovo centrodestra. Il modello ispanico (sempre con premio di maggioranza) forse è ben visto da Grillo (e, sembra, anche da Denis Verdini), ma il leader del M5Stelle si affida alla volontà della Rete (il cafarnao dei pareri è assicurato).

Il gioco delle tre carte di Renzi funzionerà? Lo vedremo presto. Intanto è cominciato il gioco degli esperti, che stanno facendo le pulci alle ipotesi in campo. Ma, a furia di spaccare il capello in quattro, il rischio è che la nuova creatura elettorale nasca con la testa calva. Mentre il merito del segretario del Pd è quello di avere liberato il problema dalla gestione dilatoria delle commissioni parlamentari e dalle riunioni inconcludenti dei costituzionalisti, costringendo finalmente forze di governo e forze di opposizione a dire sì o no.

In questo quadro, ha ragione Gianfranco Pasquino quando osserva che il modello spagnolo non contempla premi di maggioranza. Ma è anche vero che la sua adozione sarebbe la più rapida, proprio perché prevede la corrispondenza delle circoscrizioni con le province, che già sono centri di raccolta delle schede scrutinate attraverso le prefetture.

Tralasciando di descrivere in dettaglio le sue tecnicalità, il sistema spagnolo è un sistema proporzionale con elevati effetti maggioritari. Premia le formazioni più grandi, ma non penalizza le formazioni regionali i cui consensi sono concentrati in specifici territori. Va inoltre sottolineato che il Congresso viene eletto sulla base di liste bloccate senza voto di preferenza, che del resto esiste solo in pochissimi Paesi al mondo. Ma il numero assai basso di candidati che compongono le liste (la media è di sette seggi) consente un discreto rapporto di conoscenza e di relazione con i cittadini.

Per essere introdotto da noi il meccanismo elettorale spagnolo non richiederebbe alcuna modifica costituzionale (a differenza del “sindaco d’Italia”, che significa elezione diretta del premier). In verità, lo stesso vale per il Mattarellum. Ma la proposta di correggerlo con un premio di maggioranza – come ha ammonito sempre il prof. Pasquino – potrebbe essere censurata dalla Corte Costituzionale.

Una cosa è comunque certa: chi considerava il tempo di approvazione della nuova legge elettorale una specie di sinecura concessa a un governo in evidente affanno, oggi non ha più pretesti. Paradossalmente, questa volta solo una “larga intesa” tra Renzi e Berlusconi si presenta come la più propizia per gettare alle ortiche il Porcellum.

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