Cosa sta accadendo in Ucraina? Da un lato un governo filorusso, con una visione storica del Paese, alla canna del gas economicamente e strutturalmente, dall’altra un pugile e circa mille manifestanti violenti che attaccano i siti istituzionali, bruciano auto, fanno barricate, impediscono la circolazione perché vogliono un’Ucraina europea, dall’Europa lasciata morir di fame con un piano decennale di 20 miliardi a completamento delle riforme democratiche.
LA REALPOLITIK DI MOSCA
Se i piani della diplomazia europea sono questi, il cash di Mosca, 15 miliardi, corrisponde immediatamente alla realpolitik ucraina, garantisce i flussi di gas all’Europa del Nord e prepara al ritorno dell’industria agraria di Stato, vera risorsa strategica del blocco Csi alle porte d’Europa. Le minacce alle economie competitive filo germaniche e americane legate al settore saranno concentrate qui. La manodopera nazionale è specializzata, alcuni distretti industriali stanno tornando in mani russe e la parte del Mar Nero, la più ricca del Paese, è ritornata ad essere meta preferita per i vacanzieri della classe media russa e caucasica. La corruzione e i traffici informatici l’hanno trasformata in una sorta di dependance produttiva low cost per società di servizi moscovite e di San Pietroburgo, una miniera d’oro per gli stock industriali europei.
LA SCARSA COMPRENSIONE EUROPEA
Quegli europei che ci vanno ad investire non hanno spirito di adattamento, così prima o poi chiudono uffici e società. Invece di puntare su servizi e manifatture per i mercati europei, la maggior parte degli investimenti e degli scambi commerciali è stato di tipo spot, ossia business di opportunità, che produce nulla, non crea interdipendenza, non sviluppa sistemi produttivi e tanto meno pil interno.
Le stesse iniziative diplomatiche europee – a partire dalla presenza Catherine Ashton in piazza, quasi a voler legittimare i manifestanti, dimenticando quanto accaduto in precedenza con Julia Timoschenko – porteranno ad un acuirsi delle tensioni nell’Eurozona o ad azioni esemplari come in Georgia.
RISCHIO ALTO
Un piano euro-americano di portare le problematiche mediterranee o globali dentro i confini russi di influenza potrebbe far saltare tutte le trattative in atto, Siria e Iran, Turchia e Libia, Caucaso e Transdnistria. Anche la tempistica con Sochi 2014 potrebbe rivelarsi un boomerang e già le prime dichiarazioni di Lavrov sono difficilmente contestabili dal punto di vista politico e diplomatico: come si fa ad appoggiare una protesta vandalica e violenta a Kiev quando cittadini disoccuppati, indignati e disperati delle capitali europee, da Atene a Lisbona, da Madrid a Roma, da Parigi a New York, vengono demonizzati e oscurati sui media e nelle discussioni politiche ed economiche globali e regionali?
USA NELL’ANGOLO
Pure i tentativi dei repubblicani americani, con McCain in piazza Maidan, non fanno che indebolire la politica estera di Obama e Kerry, la via della pace in Medio Oriente e i negoziati. Ecco perché la Germania e la politica strumentale della Ue vogliono recuperare terreno di fronte allo schiacciamento interno, per coprire il vuoto che hanno lasciato negli anni passati e con metodi e calcoli diplomatici errati con i governi ucraini.
La presenza di politici e rappresentanti istituzionali europei nelle piazze di Kiev è stato considerato un gesto democratico e senza richiami ufficiali; ma se tutto questo tende all’estremizzazione e alla chiusura dei rapporti diplomatici verrebbe considerato un regalo e una resa alla Russia, incondizionatamente, cosi come avvenne al vertice lituano.
IL RUOLO DELL’ITALIA
Il ruolo dell’Italia in Ucraina è di considerevole importanza. La nostra diplomazia potrebbe riequilibrare i toni e distendere il clima incandescente, la nostra presenza commerciale potrebbe risentirne a lungo e il fattore culturale ci impone una mediazione. Buona parte dei cittadini ucraini sono cattolici e una sinergia con la Santa Sede sarebbe utile. Il clima di apertura e dialogo tra Papa Francesco e il Primate Cirillo, la visita di Putin, l’affratellamento tra cattolici e ortodossi sono una realtà che va oltre le esigenze contingenti di politica estera, riguardano una visione che abbraccia anche i Balcani, il Mediterraneo intero e l’Europa soprattutto.