Non c’è bisogno di essere renziani – né quelli della prima ora né quelli, sempre più numerosi, di tardiva conversione – per non condividere lo snobismo imperante nei confronti del sindaco-segretario.
Sarà giovane, sarà comunicatore, sarà ambizioso, ma tutto questo c’entra molto poco con quello che dice di voler fare. Lo può prendere in giro Crozza, in modo divertente, ma con che coraggio lo fanno i vari Alfano, Bindi, Casini, Vendola, solo per citarne alcuni? Cosa hanno loro da offrire in alternativa se non le macerie di un Paese e delle sue Istituzioni?
Certo, ora Renzi è il segretario del principale partito italiano e questo ruolo richiede una maggiore attenzione alla scelta dei toni e dei tempi nelle esternazioni. Questo sicuramente ancora gli manca, ma il punto ora è un altro: non siamo più nella condizione di poter sottilizzare.
Dal ’93, non è stato tutto immobile nella politica italiana, come a volte si sente dire: abbiamo chiesto nuovi partiti e sono nati Forza Italia e la Margherita; abbiamo aspettato il bipolarismo e l’alternanza, e li abbiamo avuti; ci siamo lamentati dei partitini e ci hanno dato Pd e Pdl; abbiamo voluto governi che durassero e ci sono stati; abbiamo invocato donne e giovani in Parlamento e sono arrivati. A elencarli tutti, i cambiamenti sono più di quelli effettivamente percepiti dall’opinione pubblica, ma sono stati tutti sprecati. La politica italiana sembra ancora vecchia non di venti anni, ma di cento, e questo semplicemente perché non ha fatto quello doveva, cioè governare il Paese, risolvere i problemi.
Che i protagonisti di quella stagione siano ora quelli che sminuiscono le proposte di Renzi suona quanto meno fuori luogo e di sicuro non senza interessi di bottega.
Renzi non sarà il salvatore della patria, perché non è di questo che ha bisogno una democrazia matura. Ma se anche la sua ambizione restasse inopinatamente quella, non pare proprio che ci siano altri a potergli contendere l’obiettivo. Avrà tempo per accorgersi dei limiti, ma per ora lasciamolo stare. Ha vinto la sue battaglie, da quella a sindaco di Firenze a quella a segretario del Pd. Non ha improvvisato nulla, visto che è da anni che costruisce meticolosamente la sua scalata. Ma finché la sua ambizione coinciderà con l’interesse del Paese perché dovrebbe essere giudicato male per questo? Confrontiamoci con lui sulle proposte, che non sono certamente tutte condivisibili, o non lo sono sino in fondo, ma basta con questa moda di criticarlo a prescindere. Quelli stessi che polemizzano adesso hanno avuto il tempo per costruire alternative, ma non hanno saputo usarlo. Ora, dunque, lo lascino lavorare. Valuteremo più avanti. Senza sconti, ma anche senza pregiudizi e interessi di parte.