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Tari, Tasi e Imu. Come riformare la tassazione sulla casa secondo Zanetti (Scelta Civica)

Enrico Zanetti

LA TARI
L’attuale configurazione prevede che l’imposta sui rifiuti si applichi sulla base di una tariffa forfettaria calcolata in base a parametri presuntivi della quantità di rifiuti prodotti, quali ad esempio la superficie degli immobili, la tipologia di destinazione e attività esercitata, il numero degli occupanti. In pratica, una sorta di “studi di settore dei rifiuti” per effetto dei quali c’è inevitabilmente chi paga più dei rifiuti che effettivamente produce e chi paga meno. Noi chiediamo che, a partire già dal 2015, per dare tempo ai Comuni di organizzarsi nel 2014, l’imposta si applichi obbligatoriamente sulla base di una tariffa specifica che presuppone, come avviene anche in altri Paesi, l’implementazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti da ciascuno al servizio pubblico. I vantaggi sono: maggiore equità tra i cittadini e le diverse attività commerciali, perché ciascuno paga effettivamente per quel che produce; maggiore trasparenza nel costo unitario del servizio, con conseguente facilità di confronto e verifica da parte dei cittadini dei Comuni con costi del servizio efficienti che determinano tariffe eque e Comuni con costi del servizio inefficienti che determinano tariffe esose; maggiore responsabilizzazione del singolo, con ricadute positive anche in termini di impatto ambientale.

LA TASI
L’attuale configurazione prevede che l’imposta sui servizi indivisibili sia in realtà una sorta di “IMU 2” che nulla ha a che vedere con una vera service tax. Noi chiediamo che, a partire da subito, la TASI diventi ciò una vera service tax interamente gestita dai comuni, così strutturata:

✓distinzione tra tributo dovuto a titolo di detentore dell’unità immobiliare e tributo dovuto a titolo di proprietario;

✓commisurazione della tariffa “parte detentore” sulla base della superficie, della destinazione e della tipologia di attività svolta nell’immobile;

✓commisurazione della tariffa “parte proprietario” sulla base della superficie e della destinazione dell’immobile;

✓modulazione di riduzioni ed esenzioni della tariffa “parte detentore” per i casi di abitazioni con unico occupante o utilizzate solo per alcuni periodi dell’anno;

✓modulazione di riduzioni ed esenzioni della tariffa “parte proprietario” per le abitazioni principali;

✓modulazione di ulteriori riduzioni ed esenzioni per entrambe le parti della tariffa sulla base della composizione del nucleo familiare e della capacità contributiva anche tenendo conto delle risultanze ISEE.

Nell’immediato, i vantaggi non sarebbero in termini di riduzione della pressione fiscale complessiva (perché a ciascun comune va consentito di strutturare la TASI in modo tale da generare un gettito pari a quello sin qui assicurato dall’IMU, al netto della quota di competenza dello Stato), ma in termini di responsabilizzazione dei comuni nella suddivisione efficiente del carico fiscale complessivo e trasparenza nel rapporto con i cittadini; l’eliminazione dello “scarica barile” tra Stato e comuni, che si origina a causa di una imposta locale fortemente regolamentata a livello centrale e con gettito misto comunale – erariale, agevolerebbe già nel breve periodo l’inversione di tendenza dalla stratificazione delle rispettive esigenze di prelievo, nella sostanziale irresponsabilità dei singoli livello di governo territoriale davanti ai cittadini, alla ottimizzazione del prelievo di cui si è chiaramente responsabili avanti ai cittadini.

L’IMU
L’attuale configurazione la lascia tal quale la conoscevamo, al netto soltanto del prelievo sull’abitazione principale, scorporato nella TASI. Noi chiediamo che, a partire da subito, l’IMU venga quantitativamente ridimensionata alla sua sola parte di gettito di competenza statale (perché tutta la parte che finanzia i comuni passa alla TASI in versione “vera service tax”) e trasformata, in quanto tale, in imposta erariale che tassa il valore catastale dei patrimoni immobiliari in modo progressivo, con franchigia fino a 150.000 euro (così da escludere la quasi totalità dei contribuenti proprietari della sola abitazione principale) e aliquote dallo 0,5 per mille al 3 per mille crescenti per scaglioni. I vantaggi sarebbero una più equa distribuzione tra piccoli e grandi proprietari del più tenue carico fiscale mantenuto sulla componente puramente patrimoniale degli immobili.

PERCHÉ ADESSO PUNTIAMO I PIEDI
Perché, dopo aver avuto tempo da maggio a novembre 2013, il Governo ha elaborato una proposta poco adeguata dal punto di vista tecnico e poco coerente rispetto alla volontà politica di superare l’IMU passando a una service tax. Avendola presentata nell’ambito della legge di stabilità su cui ha posto la fiducia, l’abbiamo comunque votata come estremo atto di responsabilità, ma ora, ad appena dieci giorni dalla sua entrata in vigore, chiede di apportare modifiche ulteriori che, per altro, i comuni stessi spiegano non essere risolutivi. Pur non essendo presenti con nostri rappresentanti nel MEF, abbiamo atteso pazientemente i lunghi mesi trascorsi senza che mai, sul tema “service tax”, il MEF coinvolgesse le forze di maggioranza sui lavori in corso. Ora diciamo basta, perché le continue modifiche stanno gettando nel caos più totale i cittadini, ma naturalmente lo facciamo nel modo che rappresenta la nostra cifra politica: non solo dicendo no, ma presentando la nostra proposta alternativa.
Con capacità tecnica e coraggio politico, in meno di un mese si può chiudere questa partita e ridare credibilità riformatrice all’azione del Governo e della maggioranza, dando concretezza a quelle esigenze di “cambio di passo” che per primi abbiamo chiesto e di cui ora tutti, al Governo e in maggioranza, parlano.

Enrico Zanetti

Scelta Civica



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