Ci vorrebbe un po’ di senso del limite o del ridicolo. Forse basterebbe solo un po’ di decenza per evitare la figura penosa che la Rai sta facendo con la sua idea di ricorrere al Tar del Lazio per avere un po’ di soldi in più.
La tv pubblica, totalmente di proprietà del Tesoro, che si finanzia con il canone (una tassa) e raccoglie anche pubblicità sul mercato, malgrado questo chiude i suoi conti in rosso di 21 milioni. E le cose non andranno meglio nell’anno in corso visto che il ministro per lo Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, con un decreto del 20 dicembre, ha stabilito che il canone non dovrà aumentare per i prossimi mesi, non salirà dunque a 115 euro, ma resterà fermo agli attuali 113,50. La decisione ha generato sgomento nel consiglio di amministrazione, il direttore generale, Luigi Gubitosi, l’ha definita “fuoco amico”. E secondo quanto scrive stamane la Repubblica, l’azienda ha in mente appunto di impugnarla di fronte al Tar laziale per ottenere quell’euro e mezzo, costi quel che costi.
Ora, come su può definire questa condotta se non indecente? In giro per l’Italia, come tutti ormai sappiamo, non si vedono altro che aziende che chiudono o altre che, per evitarlo, si sottopongono a tagli dolorosissimi ma inevitabili per sopravvivere. E i signori della tv pubblica che cosa fanno invece? Qual è la loro ricetta aziendale anticrisi? Mungere un po’ di più lo Stato, scroccare qualche spicciolo ancora ai cittadini-abbonati già sommersi da mini Imu, Tarsi e altre stupidaggini inventate da una classe politica inetta e da licenziare nella sua interezza. E a fronte di che cosa poi andrebbe riconosciuto alla Rai questo aumento?
I programmi della tv di Stato sono di serie C, pieni di talk show a basso costo (e di interesse vicino allo zero) e di repliche, mandate in onda già a dicembre e dunque in pienissima stagione. Un’azienda che offre un prodotto simile dovrebbe ridurre il prezzi (in questo caso il canone) e non aumentarli. E per far tornare i conti dovrebbe tagliare, tagliare, tagliare. Invece il Cda si prepara a spendere altri soldi in avvocati per presentarsi al Tar a pretendere quell’euro e mezzo. Indecente, non c’è altra parola.