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Machiavelli e il potere del web

cyber

Pubblichiamo il commento di Federico Guiglia uscito su l’Arena di Verona e Brescia Oggi

Si sa che ambasciator non porta pena. Ma la valanga di comunicazione che ogni giorno, pardon, ogni secondo la Rete rovescia sul nostro mondo, si sta sempre più caricando di messaggi ben più che penosi. Si tratta di messaggi odiosi, orribili, osceni più tutta la variazione che gli aggettivi con la lettera “o” di orripilante possano aiutarci a immaginare. Lungi dal costituire un’antica Bocca della Verità in versione moderna e telematica, lo strumento oracolare del cosiddetto social network da tempo è diventato ombrello delle peggiori offese e d’ogni genere di calunnia. L’anonimato mette al riparo quanti hanno soltanto voglia di insultare il prossimo, di diffondere i propri pregiudizi senza rischiare nulla. Se non il corto-circuito di altra gente che insulta chi insulta, dando vita a una zuffa virtuale e senza fine tra lo squallore e il codice penale.

Non è questo ciò che la straordinaria novità di Internet voleva rappresentare e rappresenta. Anzi, si può dire che l’odierna e quotidiana Bocca della Menzogna scaricata in Rete, costituisca il tradimento dei grandi obiettivi della svolta tecnologica. Una svolta che permette a chiunque di mettersi in contatto con chiunque e ovunque, per esprimere ciò che vuole senza che nessun potere né padrone possa impedirglielo. Quasi la realizzazione di un’utopia a lungo perseguita: ogni persona dell’universo ha il diritto di poter dire, ossia vivere, in libertà. Un traguardo dal quale non si torna più indietro. Tant’è, che Internet è l’ultima e talvolta unica spina nel fianco dei regimi dittatoriali ancora in piedi, che qua e là sopravvivono in agonia alla decenza della giustizia e alla dignità delle democrazie. Regimi dalle ore comunque contate, anche grazie alle “liberazioni” che Internet ha incoraggiato e reso possibile, facendo parlare cittadini e popoli tra loro senza confini e senza censure.

Ma per quanto meritoria e foriera di conoscenze per tutti, anche la meravigliosa rivoluzione comunicativa della quale siamo sia protagonisti che testimoni, sta svelando sempre più un lato oscuro. Come altrimenti considerare la spazzatura che ogni giorno viene raccolta e buttata in Rete fra chi augura la morte a persone malate, chi inneggia al razzismo, chi picchia disabili, li fotografa e subito li mette nel circolo e circo virtuale, per farsene pure beffa in un crescendo di ferocia?
La realtà è che neanche questa invenzione contemporanea dev’essere divinizzata: Internet non è un tabù. Anche nell’ambito della politica, che molto vi ricorre, guai al mito: nessuna scelta rilevante può essere ridotta a un tweet, a un post, a un sms, all’esito di un referendum virtuale per pochi o tanti intimi. Parafrasando e attualizzando Machiavelli, già nel mezzo, che per forza di cose semplifica, ci dev’essere un po’ di fine. Ed è evidente che il mezzo fatichi per sua natura – natura rapida e incisiva -, a far suo il momento della riflessione profonda, del dibattito alla pari, dell’incontro senza paraocchi, dei tanti particolari e delle importanti differenze che riempiono il senso stesso della vita. Ma di una vita vissuta nella realtà, non nel reality.

E nella vita d’ogni giorno gli insulti, le calunnie, le violenze, soprattutto, non sono né sarebbero tollerabili. Non si comprende, allora, perché dovremmo rassegnarci a subirli come oro colato e calato in Rete da chi clicca solo per sfogare sugli altri il peggio di sé.

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