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Mini Imu, azzardo e tabacchi. Resoconto delle persecuzioni fiscali

La vicenda elettorale ha messo in ombra la persecuzione fiscale in cui viviamo, con la minaccia ulteriore che se non paghi, Equitalia ti rincorre e ti multa. La questione della mini imu sulla casa è offensiva per ciascuno di noi. Il Ministro del Rio con un tentativo patetico di motivare la tassa da pagare in questi giorni, afferma che non hanno avuto il tempo di coprirne la illusoria cancellazione con un aumento delle tasse sul gioco d’azzardo.

Ridicolo: si tratta dell’ennesima tassa sui poveri e l’ennesima non verità . Poiché a nessuno sfugge che per potere finanziare le detrazioni, quindi a fin di presunto bene, si vuol tassare l’azzardo, in modo da salvare i ludopatici, ovvero i giocatori compulsivi. Ma lo Stato NON può fare il moralista, visto che dei giochi d’azzardo ha il monopolio, di volta in volta affidandone la gestione a privati, impiegando una quantità di forze dell’ordine per le caratteristiche di questo mercato che sono tali che ci vuole niente per farlo finire nelle mani della criminalità. Se si aumentano le tasse per sconfiggere la maniacalità compulsiva è evidentemente sbagliato perché quella è insensibile al prezzo, mentre a pagare saranno tutti gli altri, infatti si aumentano le tasse sulle speranze povere poiché si fa pagare di più alla socialità popolana dei Bingo che comprano le cartelle e non si aiuta per nulla chi con il gioco si rovina, semmai accelerandone la fine.

TRE CASI

Altri tre casi in cui lo Stato moralizzatore ci prende per i fondelli. Uno è il settore dei tabacchi, dove si sono persi 730 milioni di gettito fiscale. Fin qui, il calo dei consumi è stato compensato dall’aumento delle accise : i tabaccai soffrivano, ma l’erario continuava a vedere crescere gli incassi. Ma il crollo è stato così vistoso, nell’ultimo anno, che il gettito s’è contratto. Si potrebbe pensare che è bene per la salute. E invece no perchè quando il prelievo fiscale scava un solco troppo largo fra il valore di mercato e il prezzo praticato al pubblico, in quel buco ci sguazzano i contrabbandieri e infatti il contrabbando è in crescita. Lo Stato dunque non mette fuori legge l’azzardo, anzi lo incentiva guadagnandoci, ma poi pretende di tartassarlo.

Il secondo esempio è il settore delle accise che segna un crollo del gettito pari a 1.7 miliardi. Eppure, ogni volta che c’è urgenza di far cassa non si sente dir altro che: aumentiamo le accise e così anche la benzina e il gasolio sono aumentati, alla faccia di Assopetroli (che rappresenta le imprese del commercio dei carburanti) che denuncia il fattaccio. Dunque lo Stato ha il monopolio sia del gioco che del tabacco e vuole aumentare quelle tasse perché prova a coprire con il moralismo peloso la disperazione fiscale di chi non riesce a far calare la spesa e vede calare le entrate. La pressione fiscale che insegue la spesa, anziché il sano contrario. E così mette tasse sui poveri, sui loro consumi e sui loro costumi, per giunta condannandoli per quanto lo Stato stesso gestisce e reclamizza.

E veniamo al terzo caso vissuto sulla nostra pelle in queste ore. Il cittadino vessato sente in televisione – e se va bene – che deve pagare una cifra ma non si sa quale e su un presunto F24 e prima dice che la scadenza è il 16 gennaio poi sempre la tv dice che è il 24. Questo numero 24 ci perseguita ma non sappiamo quanto e come e perché. L’avviso non arriva oppure in alcune città il sub appalto di alcuni comuni a confuse SPA malandrine fa arrivare comunicazioni sbagliate e il cittadino onesto, magari anche anziano, si mette in agitazione. In assenza di sportelli pubblici decenti, non possiamo controllare errori fiscale, il calcolo sbagliato delle detrazioni che, com’è noto, si potranno avere grazie al fatto che il governo ha alzato le tasse. Ma l’Imu non era abolita? Ma le patrimoniali sulla casa non erano scese? Com’è che nel 2014 pago, sommandole, più di quanto pagai nel 2013, che dicono essere l’anno del record? E però paghiamo perché ricorrere ci costerebbe di più: mi sento umiliata e nella condizione di chi paga un pizzo senza avere il coraggio di fare una denuncia.

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