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Molotov a Esposito, la sfrontatezza dei No Tav ha superato il limite della decenza

La sfrontatezza del movimento No Tav sembra non fermarsi nemmeno davanti agli episodi più gravi, né conoscere il pudore del silenzio.

L’occasione, terribile, in cui sarebbe stato sicuramente più opportuno tacere è l’ennesima intimidazione ai danni di Stefano Esposito, senatore democratico noto per le sue posizioni a favore della Torino-Lione, che ieri ha ritrovato sull’uscio di casa tre bottiglie incendiarie.

In suo sostegno si è levata la solidarietà di quasi tutte le forze politiche, di quelle dell’ordine e di molti cittadini.

Ma non quelle dei No Tav che con un post non firmato pubblicato sul sito NoTav.info, riconducibile all’area più dura del movimento – uno dei conti corrente citati sul sito raccoglie denaro per Luca Abbà, l’uomo che durante una protesta cadde da un traliccio – apostrofano con parole poco “solidali” quanto avvenuto a Esposito, già vittima di altre minacce.

Ci troviamo a commentare ancora una volta – si legge – l’ennesimo motivo per cui il senatore del Pd Stefano Esposito si trova in prima pagina sui giornali. Non per commentare quell’attività parlamentare di cui nessuno darebbe notizia perchè sterile, nemmeno per le sue uscite di cattivo gusto su molti argomenti e nemmeno per l’ennesima bufala sul tav, ma ancora una volta perchè una qualche minaccia lo ha sfiorato. Succede sempre così, quando la visibilità del “ragazzo di strada” cala, insieme alle motivazioni del tav (adesso ad esempio i risarcimenti alle ditte per cui tanto si è prodigato sono arenati), ecco che succede qualcosa che lo riporta in auge. Sarà un caso?“. “Permetteci anche di dubitare – aggiungono – ogni volta che una bottiglia con liquido infiammabile viene ritrovata da qualche parte. Abbiamo sempre alla mente la scuola Diaz di Genova e chi è stato condannato di recente tra le forze di polizia. Permetteteci di non unirci al coro dei “povero Esposito”, permetteteci di stare nel coro dei “basta Esposito”!

Parole di inusitata violenza, di cui qualcuno si spera si sarà già pentito. Ma che accendono ancora una volta i riflettori su quanto sta accadendo in Val di Susa sia il sintomo più che evidente di un attacco contro lo Stato e le sue Istituzioni, che devono difendersi nel modo più opportuno.

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