Non ci sono state troppe reazioni positive all’intervista che ieri Alessandro Profumo ha rilasciato al quotidiano la Repubblica. D’altronde alcune parole del presidente di Mps offerte al vicedirettore del quotidiano, Massimo Giannini, non potevano far gioire banchieri e istituzioni.
RISCHI SISTEMICI?
Sostenere che il fallimento dell’aumento di capitale del Monte mette a rischio l’intero sistema bancario italiano, e mandare un sonoro ceffone mediatico al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni (reo di essere stato troppo accondiscendente con la Fondazione Mps che aveva bocciato la tempistica della ricapitalizzazione progettata dal vertice del Monte), non poteva che far arricciare il naso a molti. E così è stato.
LE REAZIONI DEGLI ALTRI BANCHIERI
Ieri Profumo è stato criticato da Giuseppe Guzzetti, presidente di Cariplo e gran capo dell’Acri. Il numero uno dell’associazione che riunisce le fondazioni bancarie ha contestato la tesi sul rischio sistemico con parole oggi apprezzate anche dal presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli. Medesimi stati d’animo sono rintracciabili anche a Palazzo Altieri, sede dell’Abi presieduta da Antonio Patuelli.
TESORO E PALAZZO KOCH
Ma oltre che in banche e al Tesoro, le dichiarazioni di Profumo non sono state particolarmente apprezzate pure in ambienti della Banca d’Italia. Si sa che a Palazzo Koch si sostiene da tempo la sostanziale e formale solidità degli istituti di italiani, anche rispetto al panorama europeo, e ulteriori allarmi mediatici certo non possono produrre effetti positivi sulle banche nostrane. In verità, non si tratta di allarmismo, ma di dare il giusto peso e rilievo alla prova, ora molto più difficile, che attende Profumo e Viola. Ed è vero che le banche italiane sono sostanzialmente solide, ma il Monte non è una piccola Cassa di risparmio di periferia.
IL RUOLO DI PROFUMO E QUELLO DI VIOLA
Ambienti della Banca centrale governata da Ignazio Visco si stanno anche convincendo di una sottile differenza metodologica fra il presidente Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola. Il capo azienda del Monte, non a caso, invece di stimmatizzare apertamente azionisti come la fondazione senese e istituzioni come il Tesoro (e indirettamente anche Bankitalia, visto che il ministro Saccomanni viene dalla Banca d’Italia, dove è stato direttore generale), ieri in una lettera ai dipendenti Mps ha preferito indicare e auspicare l’arrivo di nuovi e stabili azionisti in casa del Monte, visto che la prospettiva di una Fondazione egemone è sulla via del tramonto.
IL VOTO DELL’ASSEMBLEA E QUELLO DEL CONSIGLIO
Fonti sindacali fanno anche notare che il consiglio di amministrazione ha sì ridato di fatto la fiducia al tandem Profumo-Viola al vertice di Mps – vertice sballottato dall’assemblea del Monte che su indicazione della Fondazione Mps ha bocciato la tempistica della ricapitalizzazione disegnata da Profumo e Viola – ma alcune differenze ci sono. Infatti, si rimarca a Siena, l’amministratore delegato si era formalmente dimesso dopo l’esito dell’assemblea, ma dopo aver ricevuto la fiducia del cda ha ritirato le dimissioni. In sostanza a tutti gli effetti Viola è stato rilegittimato. Ma in verità il giochetto sulle divergenze è solo funzionale, di fatto, alla nazionalizzazione della banca auspicata dai sindacati.
I COSTI CHE LIEVITANO
Comunque, tornando al merito delle parole di Profumo, lo slittamento dell’aumento di capitale è destinato a procurare certi costi in più per il Monte, come criticato anche in un editoriale di Formiche.net subito dopo il no dell’assemblea al piano di Profumo e Viola. Inoltre a causa dei costi maggiori, compresi gli interessi da pagare in più sui Monti Bond pari a 120 milioni di euro, l’importo dell’aumento di capitale potrebbe lievitare rispetto ai 3 miliardi indicati. Si vedrà.
L’INTERVISTA NERBORUTA DI MANSI
Quello che è certo è che se molti tra Siena, Roma e Milano ricordano che il silenzio è d’oro, la volontà di esternare caratterizza anche l’altro contendente della partita in corso nella città toscana. Non è passata inosservata, anzi, la nerboruta intervista rilasciata dal presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi, che grazie anche alla verve dell’intervistatore, il giornalista di Panorama, Marco Cobianchi, non ha avuto parole troppo tenere verso il vertice di Mps. Con attacchi diretti, e inauditi, alle persone del vertice della banca.
Il silenzio, evidentemente, non è più d’oro.