Quella delle Donne socialiste del Pes di oggi davanti all’ambasciata spagnola a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, dove, grazie a sette eurodeputati del Pd, fu bocciato, il 14 dicembre scorso, il rapporto dell’eurodeputata Edite Estrela per riconoscere l’aborto diritto umano delle donne e da garantire sicuro e legale nei paesi dell’Ue, e’ stata l’antipasto delle manifestazioni di sabato, primo febbraio, a Madrid, Parigi, Londra, Roma, Berlino.
La rivolta delle spagnole, immediatamente estesasi alle maggiori citta’ europee, ha come obiettivo principale arginare la deriva antiabortista del governo del conservatore e cattolico Mariano Rajoy, sostenuto dalla Chiesa spagnola. E contrastare la campagna antiabortista di Papa Francesco che piu’ volte ha lanciato chiari messaggi in proposito come: “Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto“. Il grosso rischio e’ che la Spagna che fu all’avanguardia dei diritti civili con Josè Luis Zapatero faccia ora da apripista per altri governi europei: insomma, ‘oggi in Spagna, domani in Italia’ e non solo.
Per questo motivo il Pes si e’ prontamente schierato a fianco delle donne spagnole perche’ a tutte le donne, a prescindere dal loro status sociale e dalla posizione geografica, sia garantito il diritto alla libera scelta. Porque yo decido, Poiche’ io decido, come dice l’appello delle donne spagnole. A Bruxelles davanti all’ambascita spagnola, la presidente del Pes Donne, Zita Gurmai, unitamente alle colleghe del Gruppo ‘Socialisti e Democratici’ (S&D) del Parlamento europeo e agli attivisti del Pes, sotto il motto Il mio corpo, i miei diritti, ha chiarito: “i diritti sessuali e riproduttivi devono essere accessibili, a prezzi accessibili”, e deve essere garantita “a tutte le donne europee la scelta libera: e’ inaccettabile tornare indietro agli anni settanta, quando i movimenti delle donne erano in strada a rivendicare i diritti che oggi il governo del conservatore Rajoy ha di nuovo messo in discussione”.
Ossia, la riforma di Zapatero del 2010 che introdusse l’interruzione della gravidanza libera fino alla 14a settimana di gestazione e dopo un periodo di riflessione di tre giorni. Se oggi fosse approvata la nuova legge di Rajoy, questa risulterebbe ancora più restrittiva perche’ limita l’aborto a soli tre casi: malformazione del feto, stupro e rischio per la vita della madre, e, rispetto alla legge del 1985 addirittura, lascerebbe che l’aborto non venga ritenuto un crimine punibile con la reclusione.
La Vice-Presidente Pes Donne, Elena Valenciano ha aggiunto: “La liberta’ delle donne spagnole e’ minacciata dalla riforma di Rajoy: colpisce la dignita’ delle donne riducendo le donne esseri umani senza cervello, incapaci e da controllare. Questa riforma regressiva ci porterà indietro di parecchi decenni”. La Valenciano ha incoraggiato la mobilitazione internazionale “fondamentale” per far si’ che il governo ritiri il pessimo progetto di legge.
Sabato prossimo, dunque, le donne spagnole saranno a Madrid per consegnare l’appello Porque yo decido – Poiche’ io decido – al Parlamento, al Primo Ministro, Rajoy e al Ministro della Giustizia, Gallardòn, autore del progetto di legge momentaneamente stoppato.
Ecco l’appello: “Poiché io decido in base alla mia autonomia morale, che è la base della dignità di una persona, non accetto nessuna imposizione o proibizione riguardo i miei diritti sessuali e riproduttivi che riguardano la mia piena realizzazione come persona. Come essere umano autonomo mi rifiuto di essere sottommesso a trattamenti denigranti, che influenzino la mia decisione di essere o non essere madre. Poiché sono libera invoco la libertà di coscienza come il bene supremo sul quale possa basare le mie scelte. Considero cinici quelli che si appellano alla libertà per restringerla e malevoli quelli che, non importandogli affatto la sofferenza causata, vogliono imporre a tutti i loro principi di vita basati su ispirazioni divine. Come essere umano libero rifiuto di accettare una maternità forzata e un regime di tutela che condanna le donne alla considerazione di minorenni nei confronti delle loro decisioni in materia sessuale e riproduttiva.
Poiché vivo in una democrazia e sono democratica non accetto le regole del gioco che delineano diritti di peccato e leggi di religione. Nessuna maggioranza politica nata dalle urne, neanche se con maggioranza assoluta, è leggittimata a convertire diritti in reati e obbligarci a seguire principi religiosi mediante sanzioni penali. Come cittadina esigo da quelli che ci governano che non trasformino il potere democratico, salvaguardia della pluralità, in dispotismo.
Poiché io decido, sono libera e vivo in una democrazia, esigo da qualsiasi governo che promulghi leggi che favoriscano l’autonomia morale, preservi la libertà di coscienza e garantisca la pluralità e diversità di interessi.
Poiché io decido, sono libera e vivo in una democrazia, esigo che si mantenga l’attuale “Legge per la salute sessuale e riproduttiva e per l’interruzione volontaria della gravidanza”, per favorire l’autonomia morale, preservare la libertà di coscienza e garantire la pluralità degli interessi di tutte le donne”.Queste le principali manifestazioni a sostegno delle donne spagnole in programma in Italia.
Roma: p.za Mignanelli (zona p.za di di Spagna), ore 15.30, sotto all’Ambasciata spagnola; Milano: via Fatebenefratelli 26, dalle ore 14.00, sotto al Consolato spagnolo; Firenze: via de’ Servi 13, da definire l’orario, sotto al Consolato spagnolo