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Gaia, Green Power e Sunshine, perché sono tutti pazzi (o quasi) per l’Aim di Piazza Affari

Il 2014 è appena iniziato e a Piazza Affari già arrivano le prime matricole. Il 22 ha debuttato Green Power, che opera nelle energie rinnovabili; mentre Sunshine Capital Investments, specializzata nel settore immobiliare, avvia gli scambi oggi, venerdì 24. A fine febbraio, ancora, sarà la volta della società dell’energia Gala che potrebbe essere la più grande Ipo sull’Aim, il mercato dedicato alle piccole imprese italiane. Perché le società riprendono a guardare con interesse al listino ma, com’è stato anche lo scorso anno, lo fanno rivolgendosi più che altro all’Aim, l’unico segmento a mostrare segni di vitalità, anche nel punto peggiore della crisi.

TUTTE LE MEDIE QUOTATE

Nel 2013, quando per la prima volta dopo un quinquennio i debutti hanno superato i delisting, a Piazza Affari hanno fatto il loro ingresso 18 società. Ben 15 su Aim, una sul Miv e due, certamente le più grandi e anche quelle che hanno avuto maggior riscontro, Moleskine e Moncler, su Mta. A farla da padrone sul listino delle piccole è stato il settore green, con un terzo delle matricole. E non è un caso che questo comparto, insieme al lusso, rappresenti oggi più che mai il made in Italy. Ed ecco fare il loro ingresso gruppi come Enertronica nella smart energy, Sacom nell’agribusiness, True Energy Wind nel mini eolico e KI Group nei prodotti bio, ma anche la Spac GreenItaly1, un veicolo che si quota per raccogliere le risorse finanziarie necessarie per acquisire una società target che poi prenderà il suo posto sul listino. Aim è stato quindi anche terreno di importanti innovazioni finanziarie, come appunto quella della Spac, la prima in assoluto arrivata nel 2011.

CHE COS’E AIM

Ma cos’è e perché tanto interesse? Il Mercato Alternativo del Capitale viene mutuato dall’esperienza britannica dopo la fusione di Borsa Italiana con London Stock Exchange. Fondato a dicembre 2008, le prime due Ipo sono arrivate l’8 maggio dell’anno successivo. Oggi conta 38 società. Un numero esiguo soprattutto in confronto al listino omologo britannico, 3mila quotate nel momento di picco assoluto e adesso un migliaio. Tanto esegui che non sono mancati gli osservatori ad averne già decretato il fallimento. Ma è pur vero che i primi anni dell’Aim sono coincisi con quelli della peggior crisi contemporanea dell’economia e che Piazza Affari in generale si scontra con una ritrosia atavica degli imprenditori ad approcciarsi al listino.

I VANTAGGI PER LE PMI

Ovviamente il listino alternativo offre diversi vantaggi per il tessuto industriale italiano che è formato per il 90% da pmi, vantaggi legati in particolare a una procedura semplificata e più economica. Aim, al contrario di Mta, non è un mercato regolamentato, ma un sistema multilaterale di negoziazione gestito da Borsa Italiana e non soggetto alla vigilanza di Consob. Per questo, alle società non è richiesto di pubblicare il prospetto informativo, ma solo un documento di ammissione che riporti le caratteristiche della società, dal management al bilancio.

Con Aim nasce anche una nuova figura, quella del Nomad, il soggetto che definisce la validità della quotanda e della quotazione e poi la assiste e la supporta in fase di Ipo che successivamente. Borsa Italiana individua i Nomad tra le società di capitali che ne facciano richiesta. I Nomad devono svolgere attività di corporate finance da almeno due anni e devono aver sottoposto il bilancio al giudizio di una società di revisione.

NESSUN LIMITE DI CAPITALIZZAZIONE

Proprio per essere attraente per le piccole imprese, per quotarsi su Aim l’unico requisito minimo richiesto riguarda il flottante, ovvero la quota azionaria che viene collocata in Borsa, e che deve essere pari al 10% del capitale complessivo. L’altro obbligo per l’emittente è la presenza di un broker che garantisca la liquidità del titolo. Non sono previsti requisiti minimi di capitalizzazione, di governance o di bilancio. Mentre la comunicazione, su notizie che possano influire sulle variazioni di prezzo e su operazioni societarie, sono soggette a regole precise e piuttosto rigide. Finora, in ogni caso, Aim non si è mostrato come un mercato particolarmente liquido. Ma i titolo sono più un’occasione per l’investitore con la logica da private equity, ovvero che compra e tiene in cassa nel lungo periodo. Nelle intenzioni del regolatore in ogni caso c’è l’idea che le piccole quotate su Aim lo usino come strumento per crescere e poi si trasferiscano sugli altri segmenti, Star o Mta. Una sorta di limbo, una palestra per poi accedere alle Olimpiadi.


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