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Piemonte verso le elezioni: quale sarà il nuovo assetto del potere?

E dunque a Torino, dopo 4 anni di legislatura, hanno finito di contare le schede. In fondo la matematica elettorale esige una giustizia avvezza al calcolo. E si sa che i giuristi, talvolta, con i numeri proprio a loro agio non sono. In compenso hanno il tempismo. E così, dopo che aver contato l’ammontare degli scontrini del governatore leghista, gli esponenti della maggioranza si possono pulire il muso con tanto di fazzoletto verde.
Il fatto, però, è assai dirompente negli effetti che genera, perché c’è un tutto un crocevia di potere che va riallocato. La sentenza è come se avesse tagliato il dito di Cota dal quale è volato via l’anello che concentra in sé il potere di una regione, che se anche non proprio in buona salute rimane strategica.
E, infatti, in un colpo oltre al governo della Regione si aprono mille contese: in Intesa San Paolo, in Iren, alla Camera di Commercio. In tante di quelle sedi dove trovano posto i ministri del potere piemontese e non solo. E quindi vediamola un po’ la girandola di nomi e facce. C’è n’è da riempire un album di figurine. Che facce!
Principiamo dalla Bresso, che era stata sconfitta, secondo il Tar barando, da Cota. La Bresso è lì che lancia segnali a Renzi: “Mi aspetto un “grazie” e una candidatura alle Europee!”. Mischino Renzi!
La Bresso non è certo l’esempio del “cambiare verso”. Del nuovo e dello smart. Più che uno smartphone sembra un vecchio Etacs. E’ antipatica a pelle. Se Renzi le da anche il più piccolo contentino, s’inguaia.
Chiamparino è pronto a candidarsi al timone della Regione. La sedia di Presidente della Compagnia di San Paolo gli brucia sotto il sedere da tempo. Non è proprio a suo agio. Quando lo s’incrocia per un incontro o una conferenza, dove si parla di banche e fondazioni, pare lo studente che ha studiato la paginetta sul treno la mattina stessa prima di arrivare in classe. Tutto mpicato ca sputazza “appiccicato con la saliva” diremmo noi del Sud emigrati al Nord con le scuole alte. Al “Chiampa”, che vuole uscire dal disagio tornando alla politica amministrativa, risponde però il collega di partito, il giovane Gariglio, che invoca le primarie. Giustamente Gariglio che vede l’aggettivo “giovane” sempre più forzato su di lui per via dell’incanutire dei capelli, perché gli anni passano, vorrebbe cavalcare l’onda renziana capitalizzando l’idiosincrasia dell’opinione pubblica verso le cosiddette “stesse facce”.
Non è finita però. Perché, poiché se Chiamparino lascia un vuoto nella Compagnia di San Paolo, occorrerà riempirlo e qui c’è di nuovo un bel movimento. Il posto è, infatti, di quelli da gran regista. Si fanno diversi nomi tra cui quello di Francesco Profumo, l’ex rettore del Politecnico, ex presidente del CNR, ex Ministro della Pubblica Amministrazione e tra poco, nel breve volgere di due anni, ex Ministro di Iren la super utility del riscaldamento metropolitano di Torino-Genova e Bologna che ha fatto di Torino la città più teleriscaldata d’Italia. Profumo, che certamente è un bel profilo, per via di questo girare di ente in ente è un esempio negativo di un paese che proprio non sa come sistemarsi. Dove manca la cultura del costruire e dove il costruire è frutto paziente di anni di programmazione e applicazione. Tant’é.
Certamente Profumo alla Compagnia di San Paolo non potrebbe che far bene, ma sarebbe un peccato che lasciasse IREN proprio in questo momento fondamentale per la multiutility che deve decidere cosa fare da grande. Il Teleriscaldamento di Torino è infatti concluso e il know how e la capacità di fare accumulati non possono ridursi a solo un mero lavoro di gestione. Vanno valorizzati, soprattutto all’estero in quei mercati emergenti pieni di opportunità grandi, almeno, quanto le loro diseconomie. E poi non dimentichiamolo: c’è la questione Fiat. Sarebbe interessante chiedere a tutti i papabili, pronti al valzer delle poltrone, cosa pensano di chiedere e di fare con Marchionne e del ruolo di Fiat a Torino e in Piemonte. Anche perché non c’è bisogno di Mago Merlino per vedere il futuro. Basta guardare tra le nebbie sulla Dora e vedere Torino tra dieci anni nella Detroit di oggi.

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