Due sono le questioni che in questo fine settimana sempre più confuso vogliamo contribuire a far emergere, senza la presunzione di risoluzione ma sicuramente con dei saggi consigli.
La prima è la questione della legge elettorale. La proposta sul tavolo è ancora molto debole. Noi infatti la consideriamo sufficientemente deludente su tanti aspetti ma quello che ci preme sottolineare è che i sta discutendo della legge elettorale e le donne dei vari schieramenti politici o comunque impegnate nelle istituzioni e nella partecipazione attiva, devono impegnarsi sulle proposte in campo assumendosi la responsabilità di entrare nel merito : un accordo sulla nuova legge elettorale deve avere una presenza paritaria, ogni forza politica deve coerentemente misurarsi con il coraggio di restituire potere di scelta dei e delle candidate alla cittadinanza agendo dunque anche in una ottica di democrazia paritaria effettiva. Condividendo l’Accordo comune per la democrazia paritaria sottoscritto tra molte associazioni,è lecito e fondamentale esprimere con forza il rispetto e il rigore delle pari opportunità nel sistema elettorale che si sta definendo poiché più elette in Parlamento e nelle istituzioni è sicuramente garanzia di attenzione , promozione realizzazione di riforme dalla parte delle donne,del lavoro, della sicurezza e del nostro Paese. In sostanza la mia proposta :
*elevare la soglia dell’accesso al premio dal 35% al 40%
*preferenze su liste in cui siano alternati candidati uomini e donne
*rivedere al ribasso le soglie di accesso per i partiti minori in coalizione,tenendo conto dei livelli attuali
La seconda questione riguarda la manovra in corso del Governo sui tagli alla spesa che non ci sono e guarda caso sono nascosti in un emendamento alla legge di stabilità, che ha previsto la possibilità di destinare i soldi risparmiati a spese urgenti, inderogabili e giuste. Siccome ciascun ministro facilmente dimostra che tutta la spesa che da lui dipendente ha queste caratteristiche, i risparmi mai fatti sono già in conto spese della sanità, dell’istruzione, del lavoro, delle missioni all’estero, e così via. Anche il fisco usa i tagli per non tagliare: avendo previsto 500 milioni di maggiori entrate, dal taglio delle detrazioni fiscali, si trova a dover coprire quella cifra, dato che s’è dovuto rimangiare l’intenzione di far crescere, anche per questa via, la pressione fiscale. Assieme alle rigidità del mercato del lavoro, all’oppressione burocratica, e alla malagiustizia, il satanismo fiscale compone i elementi devastanti del nostro Paese . Che sono i veri mali che attanagliano la previsione di crescita che decresce progressivamente e che, comunque, oggi arriva (0.6) alla metà di quella che il governo ha inserito nella legge di stabilità (1.1). Il governo non riesce ad agire e il pericolo c’era e c’è di sprofondare più poveri e disoccupati. Bisogna avere coraggio. Si deve tornare allo schema iniziale: ogni centesimo tagliato deve essere un centesimo restituito, senza ulteriore intermediazione statale. L’esito della cura deve essere un dimagrimento della macchina statale, non il suo peso invariato, o accresciuto, e spostato sulla pelle degli italiani,perché è chiaro che nessun progetto di occupazione sarà per esempio realizzabile senza risorse . Questo gioco dello spostare i pesi fiscali, cercando di spremere sempre di più la nostra gente, non s’ha da fare.